Da lunedì riaprono bar e ristoranti. Un “bicchiere mezzo pieno - secondo la Fipe Confcommercio Cremona - perché questa ripartenza impone comunque limiti stringenti e severi. Abbiamo più volte manifestato le nostre difficoltà e le nostre richieste, abbiamo evidenziato contraddizioni e incoerenze. Non vogliamo rinunciare alla fiducia che deve accompagnare ogni ripartenza. Vogliamo ritrovare i nostri clienti. E pensiamo che poter far vivere i pubblici esercizi, sia un passo importante per il (lento) ritorno alla normalità”. La principale novità è che si potrà tornare al bar o al ristorante. Sono infatti consentite le attività dei servizi di ristorazione (bar, ristoranti, pasticcerie, gelaterie, birrerie, pub, ecc…) svolte da qualsiasi esercizio. Non è un liberi tutti. “Il consumo – spiega Alessandro Lupi, presidente provinciale della Fipe - deve avvenire esclusivamente al tavolo, solo all'aperto. I locali potranno restare aperti a pranzo e anche a cena, fino al coprifuoco, che attualmente è alle 22”.
Protocolli stringenti
“Ci siamo organizzati per assicurare la massima sicurezza ai clienti e ai collaboratori – rilancia -. Seguiamo protocolli rigidissimi proprio per scongiurare ogni possibilità di contagio”. Permane, infatti, il limite delle quattro persone al tavolo, ad eccezione che siano tutti conviventi. Proprio per questo la Fipe ha realizzato una cartellonistica specifica che verrà affissa all’ingresso dei locali. Così come è obbligatorio indicare anche il numero massimo di avventori che possono frequentare il locale. Inoltre, il cliente, dopo aver effettuato l’ordinazione deve obbligatoriamente consumare seduto al tavolo (all’aperto) e deve essere rispettata la distanza di un metro. Consentito anche il servizio all’interno di verande esterne o dehors, a condizione che vengano mantenute ‘aperte’ su uno o più lati”. Qualche incertezza resta, invece, collegata al consumo al bancone. “Abbiamo chiesto chiarimenti - conferma Emiliano Bruno, vicepresidente Fipe – stiamo aspettando una risposta ufficiale. Tuttavia, la federazione nazionale ritiene che il consumo al banco fino alle 18 sia consentito in zona gialla”. Si pensi alle colazioni che hanno un peso importantissimo nel fatturato delle attività.
Troppe incognite
“La apertura all’aperto non è priva di incognite – ribatte Lupi – Si pensi, per esempio alla variabilità del meteo. E quindi alle difficoltà nel gestire prenotazioni e personale. O all’acquisto delle materie prime che si deteriorano se non preparate rapidamente”. Il decreto fissa al 1° giugno, in zona gialla, la possibilità di svolgere l’attività anche al chiuso, con consumo al tavolo, ma solo fino alle 18. Fino ad allora gli unici che potranno consumare nei locali chiusi sono i clienti del servizio mensa (come già avviene oggi). Per chi non ha uno spazio o un plateatico all’aperto l’unica alternativa sono i servizi di consegna a domicilio, senza restrizioni orarie e asporto consentito fino alle 22. Fanno eccezione bar, pub, birrerie, caffetterie, enoteche ai quali resta consentito solo fino alle 18. In entrambi i casi permane il divieto di consumazione sul posto o nelle vicinanze del locale. Infine permane il divieto di svolgimento di feste nei luoghi chiusi o all’aperto, ivi comprese quelle conseguenti alle cerimonie civili e religiose. L’appello è alle amministrazioni locali, per ottenere plateatici che possano consentire di svolgere, in maniera non troppo limitativa, la nostra attività.