24-06-2014 ore 22:40 | Economia - Aziende
di Angelo Tagliani

Danone, il mercato globale e la crisi dei prodotti freschi. Domani il vertice a Milano e la task force a Crema

Tutti i cremaschi sanno che lo stabilimento di Casale Cremasco chiuderà entro la fine di luglio del 2015. Ciò che in molti non conoscono sono i dettagli della vicenda. Domani, mercoledì 25 giugno, sarà una giornata importante: a Milano i sindacati incontreranno i referenti della proprietà nella sede dell'Assolombarda. E' il primo passo del tavolo di trattativa per negoziare la chiusura. A Crema, invece, si terrà la prima riunione della task force dedicata all'analisi dell'occupazione su base territoriale. Infine, spostandoci in Regione Lombardia, giovedì 3 luglio, prima audizione in IV Commissione delle parti sociali, datoriali e della proprietà.

 

Il mercato globale

Cerchiamo ora di comprendere meglio la realtà nella quale opera la multinazionale francese. La Danone è un'azienda di fama mondiale nel settore dei prodotti alimentari e delle bevande, organizzata in quattro divisioni: prodotti freschi a base di latte (56% del fatturato nel 2013), nutrizione infantile (20%), acque (18%) e nutrizione medica (6%).

 

Il benessere e la crisi

Con lo sviluppo economico i consumatori hanno continuamente aumentato la necessità di prodotti freschi, trascinando con sé utili e fatturati delle aziende produttrici; di contro, nel periodo più recente, tra il 2011 ed il 2013, la domanda di prodotti freschi in Europa è calata in volume (-3,2%) e in valore (-1,3%) con le conseguenze che tutti possono immaginare: minori gli utili, maggiori i sacrifici, in particolare per i lavoratori. Secondo l'Istat in Italia la disoccupazione è al 12,2%, ma secondo la Commissione Europea potrebbe raggiungere entro l'anno anche il 12,6%. In questo contesto il mercato locale dei prodotti freschi è passato dalle 424 mila tonnellate del 2010 alle 403 mila tonnellate del 2013.

 

Il presidio dei lavoratori (foto © Cremaonline.it)

 

Gli elementi negativi

Nonostante ciò, in Europa la Divisione prodotti freschi rappresenta il 33% del fatturato mondiale della Danone. Un successo messo a repentaglio dal continuo calo della domanda, dalla sempre più feroce concorrenza dei marchi privati che costringe a diminuire i prezzi e soprattutto dall'aumento dei costi delle materie prime, con un +8,2% tra il 2012 ed il 2013.

 

L'autorità per la sicurezza alimentare

Al calo degli affari pare abbia offerto un più che significativo contributo contribuito l'Efsa, acronimo di European Food Safety Authority, ovvero l'autorità europea per la sicurezza alimentare: istituita nel gennaio del 2002 ha sede a Parma e secondo statuto "fornisce consulenza scientifica e una comunicazione efficace in materia di rischi, esistenti ed emergenti, associati alla catena alimentare". In percentuale, è costata un -8%.

 

I volumi produttivi a confronto

Analizzando nel dettaglio i volumi di produzione dei tre stabilimenti che la Danone vorrebbe chiudere, passando quindi dagli attuali 19 ai futuri 16 in Europa entro metà del 2015, colpisce l'enormità di un dato nella Divisione dei Prodotti Freschi: la disparità tra la produzione italiana e quella degli altri Paesi a rischio soppressione. A Casale Cremasco gli 87 dipendenti producono 609 tonnellate l'anno ciascuno, mentre i 155 di Budapest 271 tonnellate a testa e i 70 di Hagenow, in Germania, 385 tonnellate cadauno.

 

Il volume delle vendite

L'Italia sconta una tremenda crisi economica, la disoccupazione è schizzata alle stelle ed i consumi si sono ridotti al lumicino. Negli ultimi anni il volume delle vendite di Danone è diminuito del 23%, passando dalle 123 mila tonnellate del 2011, 115 mila nel 2012, fino a 95 mila tonnellate nel 2013. Molto negativo anche il dato riguardante la perdita in valore, che si assesta al 27%. Nello stesso periodo Budapest ha registrato un calo di vendite dell'11% in volume e del 20% in valore, con una diminuzione della redditività di 594 punti base, che salgono a 734 in Italia. In Germania i siti produttivi della Divisione Prodotti Freschi sono 3: Hagenow – in chiusura – Ochsenfurt e Rosenheim. Il calo delle vendite a livello nazionale è del 25% in volume e del 32% in valore, mentre la redditività è calata di 1157 punti base.

 

In Europa gli esuberi sono 325, in Italia 100

Con la chiusura degli stabilimenti di Casale Cremasco – l'unico in Italia - di Hagenow in Germania e di Budapest in Ungheria, i volumi produttivi verranno ripartiti in altri siti: 40 mila tonnellate a Rotselaar in Belgio, 15 mila tonnellate negli stabilimenti della Francia. Gli 'esuberi' al momento sarebbero 100 in Italia, 87 a Casale Cremasco, 13 a Milano, nella struttura commerciale; 155 in Ungheria e 70 in Germania. In tutto si parla della "soppressione" di 325 posti di lavoro permanenti. In Polonia, Belgio e negli altri due stabilimenti Danone della Germania non sono previste assunzioni, mentre in Francia esiste il problema contrario, anche se al momento non è noto il numero degli esuberi.

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