24-01-2021 ore 12:55 | Economia - Associazioni
di Giovanni Colombi

Confcommercio. "In Lombardia persi 600 milioni di euro, chi ha sbagliato risarcisca”

Dura presa di posizione da parte della Confcommercio Cremona dopo il pasticcio che ha comportato per una settimana la Lombardia in area rossa. “Non bastano le scuse a giustificare un errore così grave – spiega il presidente Andrea Badioni - non possiamo fare ancora una volta finta di nulla. La valutazione non corretta sul colore da assegnare alla nostra regione è costata alle imprese lombarde almeno 600 milioni di euro, ed è una stima prudenziale. Quanto successo è l’ennesima testimonianza di come l’Italia, ormai da tempo, sia entrata nel girone dell’irrazionalità e dell’autolesionismo, di come non ci sia la giusta attenzione a una crisi economica che rischia di diventare anche occupazionale e sociale”.

 

A rischio i saldi invernali

“Non ci interessano le polemiche politiche – prosegue Badioni - noi evidenziamo la realtà dei fatti: decine di migliaia di imprese hanno subito un ulteriore stop che, per quanto riguarda l'abbigliamento, è bene ricordarlo, è arrivato nel pieno della stagione dei saldi. Ma non c'è solo la moda, parliamo di un blocco forzato per tanti comparti, dai negozi di arredamento ai mercati non alimentari, agli estetisti, solo per citarne alcuni. Senza trascurare il fronte dei negozi nei centri commerciali, troppo spesso dimenticati. E poi resta il tema drammatico ed attualissimo della ristorazione. Chi risarcirà le imprese per questa ennesima settimana buttata inutilmente? E' evidente che se c'è stato un errore da parte di qualcuno, è giusto che venga posto di fronte alle proprie responsabilità. Non si scherza sulla pelle delle imprese. Non è possibile sbagliare in modo così grave su numeri che incidono su un sistema economico già colpito da tre lockdown. È inaccettabile un danno aggiuntivo che colpisce un mondo imprenditoriale già allo stremo.

 

La class action

“Le partite Iva e chi le rappresenta (dunque anche noi come Confcommercio) stanno pensando ad una class action. Se il Governo fosse responsabile agirebbe autonomamente, con ristori compensativi calcolati sul fatturato, nello stesso periodo, dichiarato lo scorso anno. Salverebbe, almeno, la dignità. Perché non basta la maschera dell’innocenza se si lavora con “comitati di esperti”. Non c’era, probabilmente, neppure bisogno di tutti questi consulenti. Sarebbe bastato dare ascolto a quelle voci che, da subito, si erano stupite per la decisione di condannare la regione alla “zona rossa”. A noi non interessa e non aiuta sapere di chi sia la colpa. A noi interessa che non siano ancora una volta le imprese a pagare il conto. Lo Stato, la sua burocrazia, ci hanno insegnato che chi sbaglia paga. Mai nessuno spererebbe, magari davanti ad un funzionario dell’Agenzia dell’Entrate, di cavarsela dicendo “scusate ho fatto un errore, starò più attento, la prossima volta”. Se dalle proprie decisioni dipende il futuro di una Regione, una dei motori d’Europa, non solo dell’Italia, delle sue imprese e dei suoi dipendenti, occorre avvertire fino in fondo il peso della responsabilità e agire di conseguenza. Non come è stato fatto ora dimenticando che milioni di piccole aziende, milioni di partite Iva rappresentano per l'Italia un patrimonio vitale”.

 

Ripartire per far crescere il Paese

“La crisi non ha tolto ai nostri imprenditori la volontà di far ripartire le loro imprese – conclude il presidente - ma anche di contribuire a far crescere di nuovo l’Italia. Siamo pronti a far la nostra parte. Anche il documento che abbiamo inoltrato alle Istituzioni, proprio in questi giorni, ne è una conferma tangibile. Ma chiediamo di essere ascoltati, di essere rispettati. In gioco non c’è solo il nostro futuro ma quello dell’Italia, c’è il rischio del collasso di un sistema (quello della piccola e media impresa) e dei suoi valori. Gli stessi che hanno da sempre caratterizzato il nostro Paese e lo hanno reso grande, gli stessi che arrivano dal passato e ci devono guidare nel futuro. A condizione che, per il silenzio e l’indifferenza della politica, non finiscano con l’essere sgretolati e dimenticati”.

1982