23-11-2020 ore 16:45 | Economia - Mercati
di Claudia Cerioli

Il settore catering chiede finanziamenti per poter ripartire dopo l’emergenza Coronavirus

Un gruppo di lavoratori del catering del Cremasco chiede venga posta attenzione anche al loro settore. Data l'emergenza sanitaria, dallo scorso marzo non percepiscono lo stipendio e nemmeno la cassa integrazione: il loro codice Ateco non risulta tra quelli beneficiari. Il settore del catering non compare nemmeno nell’ultimo Decreto ristori. Come spiega Valentino Vanelli Tagliacane, di Bagnolo Cremasco, nell'ambiente da 39 anni, “la categoria catering, sin da febbraio, da quando cioè è scoppiata la pandemia, non è mai stata definita. È da oltre 20 anni che la nostra azienda, di Lodi, opera in Lombardia e in Liguria. Ci occupiamo di banchetti per matrimoni, fiere, eventi aziendali. I mesi in cui abbiamo più lavoro sono da maggio a settembre e a dicembre con i party natalizi. Ci è anche capitato di dover provvedere a 10 catering al giorno”.

 

Niente fondi regionali o statali

“Uno dei nostri problemi è che abbiamo la busta paga, ma il nostro non è né un contratto determinato né indeterminato. È pari a quello a chiamata o a prestazione. E questo non ci dà diritto ad ottenere la cassa integrazione o di avere accesso a qualche fondo regionale o statale, perché il nostro codice Ateco non è stato riconosciuto. Ci siamo rivolti ai referenti politici regionali del territorio cremasco. Ci hanno riferito che l’ultimo decreto ristori parla di micro aziende nell’ambito della ristorazione, ma non di catering. Ora abbiamo fatto appello anche al livello parlamentare per sapere se da Roma ci possano portare buone notizie”. La speranza è che gli Enti locali riescano a far pressione sugli Enti superiori per far riconoscere quanto dovuto ai lavoratori e alle lavoratrici di un importante settore, al momento dimenticato.

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