22-01-2019 ore 11:43 | Economia - Associazioni
di Andrea Galvani

Crema. Come governare la globalizzazione, un 'sold out' per la lezione di Carlo Cottarelli

Va ridistribuito il reddito – non più dal lavoro al capitale - e va risolta la concorrenza (al ribasso) tra gli Stati in materia di tassazione dei grandi capitali. Il messaggio andrebbe ripetuto più volte al giorno, con la speranza diventi una delle vere priorità politiche a tutte le latitudini per evitare "tragici sconvolgimenti" e non lasciarsi risucchiare dalla banalità della propaganda. Ospite di CremAscolta, in una sala da Cemmo piena in ogni ordine di posto, l’economista Carlo Cottarelli ha tenuto la prima delle lezioni della ‘scuola di economia’.

 

Tecnologia e globalizzazione

Negli Stati Uniti l’uno per cento della popolazione più ricca detiene il venti per cento del reddito. All’inizio degli anni Ottanta ne deteneva invece tra l’otto e il nove per cento. Cosa ha stravolto il sistema? Due le teorie: o l’avanzamento tecnologico o la globalizzazione. Per Cottarelli è soprattutto la seconda: “con la globalizzazione, le grandi economie emergenti, Cina ed India, hanno avuto la possibilità di offrire enormi quantità di lavoratori ad un mercato con investimenti e capitali molto più esigui rispetto ad altre zone del mondo”. Del resto, “spostare 600-700 milioni di persone dalle campagne alla produzione industriale” non può che creare sconvolgimenti in tutto il mondo.

 

 

L’importanza dell’Europa

Il frutto del loro lavoro ha ulteriormente arricchito un piccolo numero di persone; è una spirale negativa. Va fermata per evitare ulteriori problemi. Andando al sodo: "È impossibile interrompere la globalizzazione? Credo sia molto difficile, in passato è stato possibile con grandi sconvolgimenti". Per "attenuarla" si potrebbe lavorare sulla "tassazione progressiva". Secondo Cottarelli “all’interno di un’economia globalizzata governare un simile processo è possibile solo con un coordinamento internazionale. Ad oggi non c’è ed è difficile anche solo da ipotizzare”. Ne consegue che “l’economia globale è esposta a grandi rischi”. Un’Europa coesa e decisa a risolvere la questione potrebbe invece risultare decisiva.

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