20-07-2015 ore 15:00 | Economia - Bagnolo Cremasco
di Gianni Carrolli

Koch Heat Transfer, 113 persone in mobilità. Finisce in Parlamento la chiusura dello stabilimento di Bagnolo Cremasco

“È pronta l’interrogazione al Ministero dello Sviluppo economico e a quello del Lavoro per chiedere di ritirare la procedura unilaterale, decisa nei giorni scorsi, dalla Koch Heat Transfer per la messa in mobilità dei 120 lavoratori del sito di Bagnolo Cremasco e di attivare subito un tavolo di confronto con l’azienda”. Lo ha reso noto Cinzia Fontana, deputata Pd, a seguito dei presidi della scorsa settimana.

 

Sospensione

È iniziato stamattina lo sciopero dei lavoratori del sito di Bagnolo Cremasco. Come riferisce l’onorevole Fontata, “mi unisco quindi alla richiesta fatta dalle organizzazioni sindacali locali dei metalmeccanici e dal sindaco di Bagnolo, Doriano Aiolfi – quella, cioè, di sospendere l’atto unilaterale che porterà al licenziamento dei 120 dipendenti – con i quali sono stata costantemente in contatto”.

 

Tavoli di lavoro

Ad oggi, i sindaci di Bagnolo e di Crema (Stefania Bonaldi) hanno assicurato il loro impegno per interessare i vertici nazionali e sensibilizzare la proprietà della Koch. “L’apertura di un tavolo di confronto tra sindacati, azienda e istituzioni – conclude Cinzia Fontana – deve avere l’obiettivo di cercare soluzioni alternative rispetto alla annunciata chiusura del sito e di garantire certezze occupazionali ai lavoratori”.

 

Solidarietà Pd

Con un comunicato a firma del coordinatore Jacopo Bassi, il circolo Pd cittadino dichiara “totale solidarietà, politica ed umana, ai lavoratori della Koch e alle loro famiglie, per i momenti drammatici che stanno passando. La notizia della chiusura desta preoccupazione per i 114 lavoratori che improvvisamente sono stati messi in mobilità, con scarsissimo preavviso: una modalità che rappresenta una gravissima mancanza di rispetto ed una lesione della dignità delle persone.

 

“Cieco accumulo”

“Rinnoviamo la nostra avversione – aggiunge Bassi – ad un modello di crescita economico che considera legittimo gettare nella disperazione operai e famiglie in ragione del profitto: senza umanità, senza il riconoscimento del funzione umana del lavoro come cardine della dignità personale, crediamo che non si possa parlare di vero sviluppo, ma solo di cieco accumulo”.