20-05-2020 ore 10:00 | Economia - Sindacati
di Andrea Galvani

Covid-19 sul lavoro. Acli: ‘in Lombardia sono troppi casi sommersi, senza la tutela Inail’

In Lombardia sono stati registrati oltre 85 mila contagi Covid-19. Secondo Roberto Oliva, presidente provinciale del patronato Acli di Cremona, la domanda è: “quanti sono gli infortuni lavorativi da Covid-19 non denunciati? In Lombardia le denunce di infortunio Inail sono state 12.774, il 34,2% sul totale Italia, dove i casi denunciati al 4 maggio 2020 sono stati 37.352”. Secondo i dati raccolti dai patronati nelle sedi territoriali, il 15% delle segnalazioni si riferiscono “a lavoratori che hanno contratto il virus sul luogo di lavoro, ma trattate come malattia comune”. La situazione è chiara: “se non è stata effettuata alcuna denuncia, non sono state richieste le giuste tutele”.

 

I casi per professione

Tra i casi denunciati (in Italia 37.352, con la Lombardia al 34,2%, seguita da Piemonte col 14,9%, Emilia col 10% e Veneto 8,9%, Toscana 5,8%, Lazio 2,9%, Sicilia 1,3%, Sardegna 1,2%) spiccano i tecnici della salute quali infermieri e fisioterapisti (33,4% donne, 10,4% maschi), gli operatori socio sanitari (16,9% donne, 3,9% maschi), i medici (5,7% donne, 6,7% maschi), gli operatori socio assistenziali (5,9% donne, 1,2% maschi), il personale non qualificato nei servizi sanitari e di istruzione quali gli ausiliari, i portantini, i bidelli (3,4% donne, 1,2% maschi), gli impiegati addetti alla segreteria e agli affari generali (1,7% donne, 0,5% maschi), il personale dei servizi di pulizia di uffici, alberghi, navi, ristoranti, aree pubbliche e veicoli (1,2% donne, 0,2% maschi), dirigenti amministrazione pubblica e nei servizi di sanità, istruzione e ricerca (0,6% donne, 0,7% maschi), conduttori di veicoli a motore e a trazione animale (0,1% donne, 0,7% maschi), specialisti nelle scienze della vita (0,3% donne, 0,2% maschi), esercenti e addetti attività di ristorazione (0,3% donne, 0,1% maschi), addetti all’accoglienza e informazione clientela (0,3% donne, 0,1% maschi), altri (2,2% donne, 2,3% maschi).

 

Copertura di 10 anni

Oliva spiega che “la trattazione di un infortunio sul lavoro da Covid-19 come malattia comune, per il lavoratore equivale alla perdita di diritti e tutele su aspetti contrattuali ed economici rilevanti. La copertura Inail ha una durata di 10 anni dall’evento”. Uno degli aspetti più rilevanti è di carattere sanitario: “oggi i medici non sanno quale sia l’evoluzione nel tempo dell’infezione. Nel caso di infortunio lavorativo, nei 10 anni è possibile richiedere il riconoscimento di eventuali aggravamenti nel caso dovessero manifestarsi oppure aggravarsi i postumi permanenti; queste situazioni sarebbero indennizzate dall’Inail rispetto alla loro gravità”.

 

Casi mortali denunciati

In tutta Italia i casi mortali denunciati (al 4 maggio, nell'immagine accanto e in allegato) per contagi sul lavoro da Covid-19 sono stati complessivamente 129. Nell’82,2 per cento dei casi si è trattato di uomini, nel 17,8 per cento di donne. La fascia d’età più colpita quella tra i 50 ed i 64 anni (67,4%), oltre i 64 anni (20,9%), tra i 35 ed i 49 anni (10,1%), tra i 18 ed i 34 anni (1,6%). Il 42,9% delle denunce sono state effettuate in Lombardia, il 9,5% in Piemonte, l’8,7% in Emilia Romagna, il 7,9% in Campania, il 5,6% in Veneto e Puglia, il 4,8% in Liguria, il 4% nel Lazio, il 3,2% nelle Marche e in Toscana, lo 8,8% in Valle d’Aosta e in Sicilia. Nessun caso mortale denunciato in Basilicata, Calabria, Friuli Venezia Giulia, Molise, Sardegna e nelle province autonome di Trento e Bolzano.

 

Indennità temporanea

“Se il contagio è considerato come lavorativo ricade sotto la tutela dell’Inail. Solo in questo modo potrà ottenere il giusto risarcimento economico del danno alla salute subito: parliamo dell’indennità temporanea, dell’indennizzo per danno biologico, della rendita diretta per inabilità permanente e nei casi più gravi della rendita ai superstiti e dell’assegno funerario. A Crema è stato attivato un servizio dedicato a chi ritiene di aver contratto il Covid-19 a causa dell’attività lavorativa. Scrivendo all’indirizzo mail [email protected] è possibile fissare un appuntamento”.

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