19-10-2020 ore 14:33 | polocosmesi
di Lisa Dansi

Polo della Cosmesi. Lo stato di salute del settore nel report realizzato dal Sole 24 Ore

La produzione mondiale di articoli cosmetici (o ‘beauty’) è stimabile in 400 miliardi di dollari, mentre la spesa pro-capite mondiale in beauty è pari a 66 Usd. L’Italia è il 4° produttore europeo e il 9° al mondo con vendite per 11,9 miliardi di dollari, preceduta in Europa solo da Germania, Francia e Regno Unito. L’intera filiera della cosmetica italiana, compresi i fornitori soprattutto di packaging, vale circa 16 miliardi. La GDO rappresenta il principale canale di vendite in Italia con una quota attorno al 45%, seguita da profumerie (20%) e farmacie (18%). L’unico canale in crescita durante il lockdown è stato l’e-commerce (+37%). L’Italia è 3° esportatore europeo con 5,4 miliardi di euro e il 6° mondiale.

 

Il Report Cosmesi

Sono questi alcuni dei numeri presenti nel Report COSMESI (disponibile all'indirizzo http://s24ore.it/qpZdkK) elaborato da Sole 24 Ore Ricerche e Studi in collaborazione con l’Area Studi di Mediobanca che, partendo da una visione sintetica del business a livello mondiale, individua i maggiori Paesi produttori, inquadra il ruolo delle imprese italiane sui mercati internazionali e ne analizza le performance.

 

Le imprese italiane del Beauty
Nel Report Cosmesi emerge che le imprese italiane del beauty con fatturato superiore a 10 milioni sono 195, con vendite pari a 12,1 miliardi di euro e oltre 39 mila dipendenti. Prevalgono le attività produttive (6,4 miliardi) su quelle commerciali (5,6 miliardi). Tra le imprese manifatturiere, quelle che producono a marchio proprio fatturano 4,4 miliardi, mentre i terzisti sono appena sopra i due miliardi. Nel commercio, i grossisti con 3,4 miliardi superano i dettaglianti a 2,2 miliardi. Le imprese italiane del make-up segnano ricavi per 2,8 miliardi (23% del totale italiano), quelle dell’igiene della persona per 2,1 miliardi (pari al 18% del totale), i prodotti per capelli, le creme e i profumi sono attorno al 10% del totale. Le imprese multiprodotto a controllo straniero sono una parte importante della produzione con vendite per 1,5 miliardi, ancora marginale la nicchia della cosmesi naturale (0,6 miliardi). La presenza straniera in Italia è molto rilevante e vale oltre un terzo della produzione a 4,3 miliardi, con i francesi che soli fatturano 1,8 miliardi di euro.

 

Gli scenari futuri
Se nel 2020 il fatturato dell’industria mondiale del beauty dovesse ripiegare nella stessa misura per cui è atteso flettere il Pil (-4,5%), la produzione mondiale di beauty, tornerebbe solo nel 2022 su livelli (circa 410 miliardi) superiori a quelli del 2019. Nel 2025 mancherebbero circa 40 miliardi di ricavi rispetto allo scenario pre Covid. Per quanto riguarda il mercato italiano, è ragionevole attendere che il lockdown del 2020 abbia penalizzato soprattutto il make-up, i profumi e quei prodotti la cui diffusione è legata alle attività commerciali, come le linee professionali.

 

La forza del Made in Italy
Tra i fattori su cui può contare il beauty Made in Italy per contrastare la crisi ci sono: la sua storica resilienza alle fasi recessive (c.d. ‘lipstick effect’), la forte brand awareness di cui godono i nostri prodotti, la buona solidità patrimoniale delle imprese – il settore conta disponibilità liquide pari a circa 1,5 miliardi – e, infine, la discreta presenza produttiva all’estero che potrebbe compensare la flessione produttiva interna.

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