18-01-2021 ore 18:07 | Economia - Aziende
di Andrea Galvani

Crema. Ristorazione: 'entriamo nella fase più complicata. Ora serve un programma chiaro'

Il mondo del lavoro, dai fornitori ai collaboratori, ha dimostrato grande flessibilità e capacità di organizzazione. Ha saputo far fronte alle indecisioni politiche, agli errori di chi non vive quotidianamente una realtà fatta di sacrificio. Davanti a regole che cambiano dalla sera alla mattina e non tengono conto delle specificità di un territorio. Ad un anno dalla comparsa del Covid entriamo ora nella fase più complicata. Mauro Bandirali si concentra su quanto sia divenuto difficile organizzare il lavoro. I motivi principali sono due. Primo: “i ristori non sono stati sufficienti”. Secondo: “a marzo la cassa integrazione terminerà”.

 

La prossima apertura in piazza Garibaldi

E se il passato è ormai alle spalle, ciò che preoccupa maggiormente è il presente, l’impossibilità di poter pianificare i mesi futuri. “Abbiamo dovuto ridurre il personale con contratti a termine”. Una quota importante, “quasi il 30 per cento”. Aziende che si occupano di semi lavorati nel settore della produzione di gelato hanno chiuso: “e al momento non si sa se riapriranno”. Bandirali annuncia la chiusura del punto vendita di via XX Settembre e l’apertura in piazza Garibaldi, recentemente riqualificata dall’amministrazione comunale. “Il calo di fatturato del 60 per cento, dopo un anno, non era più sostenibile”.

 

Creare condizioni differenti

“La chiusura incondizionata dei ristoranti è un po’ estrema”. Le decisioni prese dal governo hanno scontentato tutti. Alessandro e Giovanni Abruscio (Panis) sono convinti si potessero creare condizioni diverse: “se si chiude si danno degli aiuti. Se non si danno gli aiuti si apre in sicurezza. Per poter dar vita ad una stagione di lavoro, nel nostro settore c’è gente che deve organizzarsi nel mese di febbraio”. Ci siamo quasi e mancano risposte certe. Per Fortunato Amatruda (Anima Romita), quella appena trascorsa “è stata la stagione più difficile. Soprattutto perché non sappiamo quando ne usciremo, quando tornerà la normalità”.

 

L’asporto è un rigagnolo”

Non si può investire continuamente, mese dopo mese, in un clima d’incertezza: “gli acquisti che hai fatto, se sei costretto a chiudere, due giorni dopo li butti via. Non c’è un tasto on-off”. Il rapporto di fiducia, di amicizia coi clienti è saldo. Le dimostrazioni di affetto e di sostegno sono costanti, ma la misura è colma. Le misure alternative al contatto, alla presenza, possono andar bene in una fase emergenziale, ma divengono insopportabili, disumane, se trascinate oltre ogni ragionevole limite: “L’asporto è un rigagnolo rispetto alla nostra normale attività. Anche perché non ti paghi le spese e non stai in piedi”. Quanto è successo è chiaro a tutti. A Crema e nel cremasco non esiste una famiglia che non sia stata toccata da una perdita. Ora, però, nel rispetto delle norme e con grande responsabilità, il settore della ristorazione pretende una risposta chiara: non basta annunciare gli aiuti, “è indispensabile costruire un programma”.

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