17-03-2021 ore 17:14 | polocosmesi
di Lisa Dansi

Polo della Cosmesi. Packaging di plastica e di carta, tra sicurezza e sostenibilità

Il 2021, l’anno del “new normal”, sarà decisivo per capire quali abitudini adottate durante l’emergenza sanitaria entreranno a far parte del quotidiano e quali saranno i trend di consumo. Una cosa, però, è sicura: sostenibilità e sicurezza rimarranno dei punti fermi. Un’asserzione che trova conferma nel mondo del packaging cosmetico dove è cresciuta la richiesta di formati monodose ed airless, di superfici antibatteriche e di alternative monodose e personali ai comuni tester.

 

La sostenibilità
Oltre alla sicurezza, in ambito cosmetico - ma non solo - l’altra priorità resta la sostenibilità. Una recente indagine promossa da Nomisma presentata all’Osservatorio del Packaging del Largo Consumo lo scorso febbraio, ha messo in luce quanto sia cresciuta in questi mesi di pandemia l’attenzione verso la sostenibilità: il 59% degli intervistati ha dichiarato di voler acquistare d’ora in avanti prodotti con confezioni sostenibili, il 52% vuole ridurre l’acquisto dei prodotti con plastica vergine e un buon 33% ha aumentato l’importanza attribuita ai temi green.

 

Ma in tutto questo che ruolo gioca la sostenibilità del packaging?
Un ruolo di prim’ordine, se il 26% degli intervistati dichiara che è un fattore importante quando si parla di scegliere cosa acquistare per la cura della casa e l’igiene della persona. E nel food la sensibilità green è ancora più marcata. Sempre secondo Nomisma, considerando il settore alimentare, tra le caratteristiche del pack che incidono sulle scelte d’acquisto dei consumatori ci sono: assenza di overpackaging (55%), riciclabilità (43%), presenza di materie prime derivanti da fonti rinnovabili o a ridotte di emissioni di CO2 (43%), presenza di materiale compostabile o biodegradabile (41%), assenza di plastica (32%). Insomma, la sostenibilità è determinante nelle preferenze d’acquisto, ma se questo non genera un rincaro sul prezzo del prodotto: solo una minoranza degli intervistati, infatti, sarebbe disposta a pagare un mark-up per avere un pack green. Oltre al prezzo, un'altra questione da risolvere è quella relativa alla comunicazione: ancora troppo vaga e fumosa. Solo attraverso una comunicazione chiara, esaustiva e trasparente il consumatore può davvero comprendere gli spillover generati sull’ambiente e riconoscere un valore aggiunto alla sostenibilità.

 

 

La carta, un'alternativa possibile alla plastica
Secondo WGSN, con l’entrata in vigore della Plastic Tax e l’aumento dei costi del materiale, molti beauty brand saranno costretti a cercare un’alternativa alla plastica, considerata da sempre un’ottima soluzione per il packaging cosmetico. È leggera, economica, a tenuta stagna e facile da lavorare. Tra le alternative ispirate ai principi dell’economia circolare  più papabili c’è la carta: un materiale che non lascia traccia del suo passaggio sull’ambiente e di cui i consumatori si fidano. Non solo. E’ una risorsa rinnovabile, è facile da riciclare e si decompone naturalmente. Come la plastica, la carta può essere divisa in “vergine” - prodotta direttamente da materie prime o PCR – riciclata post-consumo.

 

Quale delle due è la soluzione migliore?
Se parlando di plastica il PCR è la versione più sostenibile, con la carta ci sono altre valutazioni da fare. Se si rompe durante il riciclo perde parte delle sue proprietà e poi ogni volta che viene riciclata le fibre si accorciano e la sua forza si riduce. Ciò significa che ha una durata limitata e può essere riciclata per un massimo di 5-7 volte. Per questi motivi, la carta PCR è usata il più delle volte per packaging, scatole e borse dove l’estetica non è una priorità. C’è poi un altro aspetto da considerare: l’impatto energetico. La carta PCR utilizza più energia fossile rispetto alla produzione di nuova carta, che può essere realizzata con biocarburanti ottenuti da scarti del processo – come la segatura o la corteccia. Per chi volesse impiegare la carta per il proprio packaging, un’altra soluzione green può essere la carta upcycled. L’impiego degli scarti di altre industrie è una pratica diffusa da tempo nel mondo della formulazione cosmetica e può essere una strada da percorrere anche nel mondo del packaging. Qualche esempio illustre c’è già: Lush, ad esempio, ha utilizzato una fibra termoforata e stampata, ricavata da tazze da caffè da asporto, per alcune  formule cosmetiche solide e per le sue bath bomb.

 

Il riciclo
Fondamentale per tutti è valutare ex-ante in che modo il packaging dovrà essere riciclato dal consumatore. Una questione di particolare importanza, soprattutto quando il packaging è composto da più materiali. Altra questione fondamentale: informarsi preventivamente sulle leggi in vigore nei vari Paesi. La riciclabilità dei tappi, dei meccanismi e delle etichette non è uguale in tutti i Paesi. Soué, un marchio per la cura della pelle,  ha trovato un’alternativa compostabile alle etichette e agli adesivi. Invece di usare un supporto in plastica che impedisce alle etichette di essere riciclate, utilizza una colla a base di acqua e inchiostro vegetale che consente alle etichette di essere smaltite in un bidone del compost domestico.

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