16-07-2018 ore 20:17 | Economia - Aziende
di Andrea Galvani

Scrp. Consulenze, quindi ricavi e patrimonio, Pietro Moro 'fa chiarezza' sulle contestazioni

La polemica, si sa, è il sale della democrazia. Parlando di Scrp, negli anni non è mai mancata, ma in queste settimane, scatenata dalla vicenda Lanzalone nella capitale, è decisamente cresciuta attorno ad Scrp. In particolare per quanto concerne la mission presente e futura, la stesura dello statuto, i costi sostenuti dai singoli comuni soci, il numero e l’ammontare dei dipendenti e dei loro stipendi, la composizione del consiglio di amministrazione, infine la mole delle consulenze esterne e la loro giustificazione.


Il recesso dei sette sindaci

Negli ultimi giorni si è conclusa la fase di distacco di una mezza dozzina di amministrazioni del territorio: hanno ufficialmente chiesto il recesso, quindi la liquidazione delle quote entro il 31 dicembre 2018 sette sindaci: Marco Arcari, sindaco di Ticengo, Rosolino Bertoni, sindaco di Palazzo Pignano, Luca Cristiani, sindaco di Casaletto di Sopra, Antonio Grassi, sindaco di Casale Cremasco Vidolasco, Nicola Marani, sindaco di Salvirola, Attilio Polla, sindaco di Romanengo e il sindaco di Soncino, Gabriele Gallina. Scrp dovrà liquidarli con una somma complessiva di oltre 3 milioni e mezzo (il dettaglio nell'immagine in fondo).


La ferma smentita

La novità odierna è rappresentata dalla corposa replica (integrale in allegato) di Pietro Moro, presidente di Scrp alle contestazioni mosse dal sindaco Luca Cristiani durante la riunione dei soci dello scorso 21 giugno (qui il dettaglio). Deciso l’incipit: “Per conto del cda di Scrp occorre una ferma smentita delle affermazioni del sindaco di Casaletto di Sopra”. Per Moro è anche “l’occasione per fare un po’ di chiarezza sulle inesattezze, visto che “il bilancio approvato fornisce un quadro fedele della situazione patrimoniale, finanziaria e del risultato economico”. Con grande sintesi, si spiega cheil canile produce ricavi per 80 mila euro”, le piattaforme di rifiuti per “179 mila euro”, il fotovoltaico per 781 mila euro. Biofor e ciclo idrico ben oltre 2 milioni e 200 mila euro.


Trasferire ricchezza ai soci

Per Moro, detto che “i risultati parlano da sé”, la Società cremasca reti e patrimonio è “in situazione di liquidità ottimale. Significa che per ogni euro di debito abbiamo due euro di crediti”. Il patrimonio netto “è di oltre 30 milioni di euro”. Non solo: “la società non ha mai prodotto perdite e negli ultimi cinque anni ha prodotto utili per oltre 3 milioni e mezzo di euro, 441.000 dei quali nel 2017. I dividendi distribuiti ammontano a 1.250.000 euro”. Nella lettera indirizzata direttamente a Cristiani e resa pubblica dallo stesso cda di Scrp (integrale in allegato) si specifica che “il debito si è costantemente e sistematicamente ridotto”. Ai soci “non è mai stato chiesto di ripianare perdite”, una tale eventualità “non è all’orizzonte” e in conclusione “Scrp ha trasferito e continua a trasferire ricchezza ai soci, anche sotto forma di investimenti e servizi”.


Ristrutturazione e accantonamenti

Rispedita al mittente anche l’accusa di “incapacità a rimborsare i mutui”, visto che “la ristrutturazione è stata affrontata in un’ottica di ottimizzazione della gestione finanziaria”. In cassa al momento dell’approvazione del bilancio “3,9 milioni di euro”. Gli accantonamenti “rimangono nella disponibilità della società” e soprattutto sono stati effettuati “applicando il principio della prudenza. Moro chiarisce anche su Consorzio.it, accusata in poche parole di costare troppo e non essere utile alle amministrazioni: “ha un proprio comitato di controllo e un amministratore unico” e “i sindaci hanno approvato la relazione su bilancio e budget”.


Incarichi esterni, dal biologo al Cda

Visti i 270 mila euro spesi nei primi mesi del 2018 per consulenze esterne, 50 mila delle quali allo studio Lanzalone, il sindaco Cristiani chiede: "per consulenzare che cosa?". Da tempo, replica Moro, il sito di Scrp – qui il link diretto – riporta il dettaglio degli incarichi: “Tra le consulenze – si legge - sono da ricomprendersi anche gli emolumenti del collegio sindacale, del cda e dell’organismo di vigilanza; così come i costi dei progettisti che hanno lavorato alle gare di appalto della centrale unica di committenza, i consulenti che hanno redatto le perizie di cui la società ha necessitato, i professionisti che – a vario titolo – è necessario coinvolgere anche in tema di: sicurezza aziendale, medico del lavoro, biologo”. Il tutto seguendo “un principio di rotazione nella scelta dei consulenti”. Una metodologia, sottolinea Moro “che addirittura alcuni sindaci non hanno mancato di contestare sulla stampa”.

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