13-10-2015 ore 18:11 | Economia - Aziende
di Paolo Carelli

Crema. Simona Lacchinelli: "Brand e capitale umano fanno la differenza. Dobbiamo svecchiarci e valorizzarci"

“Il mercato automobilistico è drasticamente cambiato nel corso degli anni. Se fino agli anni ’80 e ’90 i meccanismi di vendita erano prevalentemente emozionali, oggi il cliente è più informato, più eterogeneo, sceglie il proprio prodotto in maniera più razionale e riflessiva. In un contesto simile, due aspetti fanno la differenza: la forza del brand e il capitale umano rappresentato da chi ogni giorno lavora in questo settore”. Simona Lacchinelli, titolare di Crema Diesel, investe da anni in questi elementi e i risultati le danno ragione. Dopo aver preso in mano le redini dell’azienda di famiglia e dopo il trasferimento da Vaiano Cremasco nell’attuale avveniristica sede di Bagnolo Cremasco a metà degli anni ’90, ha trasformato la concessionaria in una delle dieci realtà ufficiali del marchio Mercedes-Benz sul territorio nazionale ad avere mandato di tutte le tipologie di vetture commerciali e industriali della casa madre tedesca. Una strada costellata anche dal riconoscimento di ‘Cremasco dell’anno’ nel 2005, dall’apertura delle sedi di Cremona e Lodi e da un incremento nelle dimensioni fino ad arrivare agli attuali 85 tra dipendenti e collaboratori.

 

Quanto è importante il marchio Crema Diesel in una realtà provinciale come la nostra?

Il cremasco e il cremonese non sono territori facili, c’è una forte resistenza al cambiamento nelle politiche d’acquisto; un brand come il nostro, che è presente sin dal 1980, può sfruttare indubbiamente la propria storicità che deve però essere sinonimo di credibilità e riconoscibilità. Per fare questo, serve innovarsi e rinnovare, ma sempre con una missione ben chiara: seguire il cliente dall’inizio alla fine del percorso di scelta. Questo è ciò che ci contraddistingue e che ci ha sempre premiato.

 

Quanto ha influito la crisi degli ultimi anni sul mercato automobilistico in generale e sulla vostra concessionaria in particolare?

"Il ridimensionamento è stato generalizzato, si è tornati alla situazione della prima metà degli anni ’80. C’è stata una scrematura pesante, salonisti e concessionari si sono trasformati e ridefiniti. Ma è soprattutto il mercato, la natura degli acquirenti ad essere cambiata; quando ho cominciato nel 1986, già vedere una donna fare la venditrice in un settore tradizionalmente maschile era un fatto molto raro e molto complicato. Era poi un tipo di vendita più emozionale, maggiormente legato all’immaginario del marchio automobilistico e a un target ben preciso e definito. Oggi il cliente è informato, ciascuno ha il proprio percorso in testa, c’è anche una maggiore componente femminile nei processi d’acquisto, una maggior condivisione famigliare, un profondo cambiamento anche generazionale. Ci vogliono ascolto, pazienza e soprattutto passione per far fronte alle flessioni del mercato. E ovviamente qualità e competenza".

 

E’ cresciuta notevolmente anche l’imprenditoria femminile..

"Sì e il nostro territorio è un esempio positivo da questo punto di vista. Per quanto mi riguarda, ho la fortuna di aver trasformato una passione in lavoro. Mi sono sempre piaciute le macchine. Sinergie? E’ un aspetto su cui lavorare".

 

Il concessionario Crema Diesel a Bagnolo Cremasco (foto © Cremaonline.it)

 

Il caso Volkswagen ha scosso l’industria automobilistica. Quali ripercussioni immagina nell’immediato e nel lungo periodo?

"Senza voler entrare nel merito tecnico, mi sembra che si sia fatto tanto rumore a fronte dell’effettiva entità della vicenda. Di certo, i diretti interessati ne stanno già risentendo parecchio. Sono situazioni spiacevoli che rischiano di trascinare anche case automobilistiche non direttamente coinvolte; tra l’altro, proprio Mercedes quando entrò nel mercato con Classe A andò incontro a un problema sulla tenuta tecnologica. Furono bravi a intervenire subito, aumentare la qualità e trasformare uno svantaggio in un enorme vantaggio competitivo. Ma in generale il mercato dell’auto ha già subito una tale flessione per cui non credo che ci saranno grossi cambiamenti. Le flotte aziendali? Forse in quel caso sì, perché Audi e Volkswagen hanno prezzi indubbiamente minori rispetto ad altri marchi ed è un settore per loro molto strategico".

 

Si è molto parlato negli ultimi tempi di area vasta, di un nuovo ruolo di Crema e del cremasco come guida del territorio anche per attrarre investimenti. Dal suo punto di vista, è un’opportunità?

"Personalmente, credo piuttosto che il cremasco e il cremonese dovrebbero dialogare di più anziché allontanarsi. Ci sono delle belle realtà aziendali nel territorio cremonese o casalasco di cui spesso nemmeno conosciamo l’esistenza. Per quanto riguarda il rilancio infrastrutturale, credo – almeno da quello che è il nostro punto di vista – che un aspetto per noi favorevole sarebbe un casello autostradale alle porte della città. C’è a Cremona, a Lodi, ora che ne abbiamo uno qui vicino, a Paullo, ne percepiamo davvero l’importanza. Lavorando molto con clientela proveniente dal territorio milanese, per noi sarebbe davvero un valore aggiunto".

 

Come giudica lo stato di salute dell’imprenditoria territoriale? Quale ruolo può svolgere l’associazionismo di categoria a partire dalla Confindustria provinciale?

"Apprezzo molto il lavoro avviato dal presidente Cabini, ma penso che in generale dovremmo svecchiarci, velocizzarci. C’è ancora troppa politica che rischia di rallentare alcuni processi e alcune decisioni. Inoltre, credo che dovremmo creare più sinergia, più scambi tra singole realtà industriali anche al di fuori dei momenti istituzionali o celebrativi. Mi piacerebbe un percorso per cui imprenditori visitino le altre aziende, anche per scambiare opinioni e aprire nuove prospettive di business".

 

Qual è l’impegno di Crema Diesel a favore del territorio?

Credo molto nelle partnership con istituti professionali e con l’università. Vogliamo sviluppare percorsi di formazione di studenti e neolaureati con sbocchi in azienda. Oggi il mestiere del venditore è diventato estremamente complicato; oltre alla tradizionale competenza nell’attività di vendita, serve preparazione su aspetti tecnici che vanno dalla riparazione alla revisione fino alle consulenze fiscali, insomma è un processo che va gestito a 360 gradi. I clienti sono sempre più preparati, hanno esigenze sempre più varie. E’ fondamentale l’ascolto, la comunicazione, parlare la loro stessa lingua. In fondo, è questo il capitale umano che vogliamo continuare a formare e sul quale investire. 

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