09-01-2021 ore 20:28 | Economia - Aziende
di Andrea Galvani

Cremasco. Lavoro e Covid19, un anno dopo: 'nessuno è in grado di fare a meno degli altri'

Nessuno può dimenticare l’impatto avuto dal Covid sulla propria vita. La memoria di quei giorni è ancora viva e ferisce. L’incredulità, i primi decessi. L’impossibilità a reperire guanti, mascherine e dispositivi di protezione tanta era la nostra distanza dal pensiero di quel che invece è accaduto. Il suono incessante, giorno e notte, delle sirene delle ambulanze. Il senso di impotenza, la paura per sé e per le persone care. Incassato il colpo, ognuno si è rimboccato le maniche e ha offerto aiuto a chi gli stava accanto. A tutti quanti si trovassero in difficoltà. Abbiamo visto dirigenti che si sono tassati per aiutare i dipendenti, aziende che hanno anticipato il fisso, società che hanno offerto derrate alimentari ad enti e associazioni di volontariato. Di grande rilievo per la capillarità dei provvedimenti e per il rispetto delle norme di sicurezza individuali e collettive, è risultata l’opera dei comitati di controllo. “Oggi nelle aziende del territorio la situazione è completamente diversa”. Lo raccontano Donatella Robilotta della Chromavis di Offanengo e Antonio Costi della Bettinelli spa di Bagnolo Cremasco.

 

La domanda senza risposta

La capacità di organizzazione di una multinazionale come Sodexho, spiega Antonio De Cesare, ha portato ad affrontare l’emergenza con grande prontezza, consentendo di garantire moltissimi pasti a domicilio alle persone anziane del territorio cremasco, anche (e soprattutto) a quelle malate di Covid19. La sofferenza è stata grande, a tratti tanto vasta da portare sconforto, da sembrare interminabile. Come ricorda Davide Sartori, della casa di riposo di Casalmorano, improvvisamente attorno a noi sono morte moltissime persone. Sembrava un evento inspiegabile. Ad oggi il tema è ancora imprigionato, come in un labirinto senza uscita: “perché in Lombardia il Coronavirus è stato così feroce? Così improvviso? È una domanda alla quale non è ancora stata data una risposta”. All’inizio del 2020 nessuno (o quasi) era preparato: “ora siamo attrezzatissimi, i protocolli ben pianificati”. Eppure il virus continua a circolare. Molti negano l’evidenza, allontanando la soluzione del problema.

 

Nessuno si salva da solo

Chi si è occupato delle mense scolastiche, come Roberto Guzzoni (Sodexho), da febbraio a giugno dello scorso anno ha dovuto far fronte all’inimmaginabile: ad una chiusura totale. La ripartenza a giugno con qualche centro estivo e la ripresa completa da settembre. Il punto focale è stato ricalibrare completamente il servizio andando incontro alle esigenze delle direzioni didattiche. Per esigenza di spazi, per consentire il distanziamento, i saloni dove di solito gli studenti mangiavano sono stati trasformati in aule e il personale di servizio serviva i pasti direttamente nelle classi. Lo smart working è uno strumento che ha molti aspetti positivi, ma non può certo sostituire l’importanza della presenza, del contatto, fisico e visivo. L’aspetto più crudele è stato l’isolamento al quale sono stati costretti gli anziani. Privati dei figli e degli affetti più stretti. Ne ha minato l’intera esistenza. Come ricorda Davide Sartori “l’essere umano non può fare a meno degli altri”. Insomma, nessuno si salva da solo. L’impegno deve essere quotidiano, costante. Certo, come ha insegnato un ragazzo di Brixton venuto dalle stelle, “possiamo tutti essere eroi”, ma è consentito “just for one day”. Il resto del tempo è fatto di duro lavoro e senso di responsabilità.

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