03-09-2021 ore 20:26 | Economia - Crema
di Gloria Giavaldi

Sospensione sanitari non vaccinati. Cgil, Cisl e Uil: 'nessun accanimento sui lavoratori'

“La nostra è una posizione allineata con la legge, non un accanimento contro i lavoratori”. Arriva a stretto giro la replica di Cgil, Cisl e Uil, dopo la posizione espressa da Usb (Unione sindacale di base) sul tema della sospensione senza stipendio per gli operatori sanitari che rifiutano di sottoporsi alla vaccinazione obbligatoria, prevista dall'articolo 4 del decreto legge 44/2021 (e successive modifiche con legge di conversione 76/2021) . Secondo la norma “la vaccinazione costituisce requisito essenziale per l'esercizio della professione e per lo svolgimento delle prestazioni lavorative rese dai soggetti obbligati”.

 

'Requisito abilitante'

Per Angelo Bonvissuto (Uil) ”evidentemente non si profila alcuna discriminazione nei riguardi dei lavoratori non vaccinati. Semplicemente la vaccinazione è un requisito abilitante l'esercizio della professione”. La posizione delle tre sigle sindacali che hanno sottoscritto di recente l'accordo sulle risorse regionali aggiuntive con Asst e Rsu (rappresentanza sindacale unitaria) è “sempre stata cristallina”: “la nostra priorità è la tutela della salute dei lavoratori e dei loro assistiti”. “Non si tratta – sembra fargli eco Roberto Dusi (in rappresentanza di Cisl e Cgil) - di diritti negati ai lavoratori, ma di creare, dopo più di 3000 morti in provincia di Cremona, un sistema di protezione per sanitari ed utenti. Questo non è il tempo di personalismi e chiacchiere da bar, ma di scelte di coraggio”.

 

Sanitari non vaccinati

Ai sanitari non vaccinati che dovessero contrarre il virus “non viene riconosciuto l'infortunio o la malattia e – precisa Dusi – in questo caso nemmeno le risorse regionali aggiuntive previste per garantire una migliore cura nell'ambito dell'epidemia da Covid”. Il meccanismo che porta alla sospensione (o all'assegnazione di mansioni diverse) è regolato dalla normativa e comporta una collaborazione tra ordine professionale, Ats e datore di lavoro. Ad oggi i provvedimenti sono efficaci fino al 31 dicembre.

 

'Siamo pro vaccino'

“Tutto è previsto dalla legge, non è una scelta dei sindacati”. Tuttavia, “la nostra posizione è chiara: noi siamo pro vaccino” riprende Bonvissuto, “è l'unica arma per ridurre l'intensità della malattia. Da sempre ci impegniamo a sollecitare le amministrazioni a fare formazione per convincere le persone dubbiose. Il vaccino è uno strumento di prevenzione, al pari dei guanti e della mascherina”. Peraltro le tre sigle sindacali “a livello nazionale – precisa Dusi – hanno chiesto di rendere il vaccino trattamento sanitario obbligatorio per tutti. È importante per la tutela della salute collettiva. E, sul versante del personale sanitario, per fare in modo che il sistema non crolli di nuovo”.

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