“Anche quest'anno guardo i dati sul fenomeno infortunistico con crescente preoccupazione e per questo ritengo che un frutto che si debba tornare a parlare con serietà ma anche della tutela delle vittime del lavoro e delle loro famiglie che spesso sembra essere poco considerata dietro ai freddi dati che pubblica mensilmente l'Inail”. Con queste parole il presidente dell'Anmil Cremona, il cremasco Mario Calci, ha aperto la celebrazione della Festa del lavoro che si è svolta stamattina in piazza Marconi a Crema.
Le istituzioni unite per affrontare quello che è un dramma nazionale
“Ricordo che ci sono storie personali di donne e uomini che hanno visto la loro vita cambiare per sempre e ai quali dovrebbe essere garantita la migliore tutela possibile sia dal punto di vista delle prestazioni economiche che da quello delle prestazioni sanitarie fino al reinserimento nella vita sociale e nel mondo del lavoro. In questo Primo maggio ci appelliamo ad ogni realtà istituzionale e civile per superare insieme il cordoglio di drammi incommentabili, ai quali siamo tristemente abituati ad ogni lettura di un quotidiano, per affrontare di petto il dramma nazionale che caratterizza in ogni aspetto il sistema lavorativo del nostro paese. Un paese che purtroppo continua a contare 3 morti sul lavoro al giorno.
Basta lesinare sulla sicurezza dei lavoratori
“Un paese nel quale lo sfruttamento della forza lavoro si è integrato nei meandri della normativa dei contratti del sistema degli appalti della micro e macroeconomia della nostra produzione. Un paese nel quale il lesinare nella sicurezza dei lavoratori non appartiene più al mondo sommerso, non viene più per il peccato nell'oscurità dell'illegale ma che invece è visibile alla luce del giorno negli sguardi rivolti da ognuno ai tanti cantieri stradali e cittadini alle campagne alle porte delle città ai semafori delle nostre strade dove spesso incontriamo anche la fretta generale delle biciclette del furgone intenti nelle loro consegne per lo sfruttamento che beneficia giorno dopo giorno delle diseguaglianze sociali ed economiche sempre più inasprite l'afflusso migratorio”.
Lo sfruttamento del lavoro
“In questo Primo maggio è importante sottolineare a gran voce che a perdere la vita sul lavoro sono principalmente i lavoratori privi di alternative costretti magari a rimanere sulle impalcature a settant'anni, obbligati a reinventarsi in nome del progresso tecnologico che supera le competenze acquisite, sostituendosi in maniera dirompente alle capacità specifiche richieste dalle mansioni lavorative frutto di anni di esperienza. Oggi dobbiamo ricordare che a morire sono principalmente gli operai minacciati dalla fretta della produttività, i lavoratori agricoli sostituibili in un batter di ciglio al primo cedimento di fronte a turni di lavoro massacrante. A morire sono i lavoratori stagionali vittima del disprezzo verso la vita umana dettato dalle migliaia di finte cooperative costituiti all'occorrenza, della necessità temporanea di manodopera. Dunque non parliamo più di un fenomeno ma di un sistema e sulla base di questo assunto mobilitiamoci ognuno per mezzo delle proprie realtà e competenze per chiedere giustizia, dignità, chiarezza delle responsabilità. Per ultimo facciamo in modo che il prossimo 1° maggio abbia un sapore meno amaro”.