31-10-2021 ore 12:55 | Cultura - Incontri
di Sara Valle

Il futuro dell'Afghanistan tra accoglienza e responsabilità. Capuozzo: 'no all'ipocrisia'

“Abbiamo gettato semi di libertà, ma a quale costo? La verità è che spesso si sono sviluppati dei fraintendimenti su questi 20 anni: l'Afghanistan non è mai stato un paradiso in terra. Non è mai cambiato nel profondo il modo di intendere la società”. Per il giornalista Toni Capuozzo, ospite del Comune di Ripalta Cremasca in un incontro moderato dai colleghi Giorgio Zucchelli e Paolo Gualandris, il concetto è chiaro: “la missione in Afghanistan non è stata compiuta”. Inviato per 30 anni in zone di guerra, ha risposto al sindaco Aries Bonazza: “per noi occidentali è stata un'illusione amara; per gli afghani, soprattutto per le afghane che oggi si trovano a fare i conti con i talebani, si è tradotto nel vedere negate persino quelle piccole libertà conquistate nel tempo”. Non si può far finta di niente: “bisogna considerare la natura del territorio di cui si sta parlando. L'Afghanistan è da sempre terra di contrasti, di deserti e di nevi, di caldo e freddo terribili. La gente assomiglia al posto: gli uomini vengono modellati dai luoghi”. Dalle tradizioni, dall'etica, dalla religione, che è “legge dello Stato”. “L'Afghanistan per me è stata un'opportunità perché nel presente mi ha consentito di indietreggiare di 300 anni. Mi pareva di essere salito sulla macchina del tempo”.

 

Islam e Cristianesimo

Emblematica in tal senso la situazione delle donne. “Vengono coperte dal burqa per evitare distrazioni ai mariti. Vivono in stanze private quando a cena ci sono altri uomini. Mangiano da sole gli avanzi. Questo avviene nelle parti più avanzate del paese. Nei piccoli villaggi la situazione è amplificata”. La differenza, o meglio, “la discriminazione parte dalla religione”. Non è questione di fondamentalismo. “Il Cristianesimo nei secoli ha potuto convivere con la ragione. Nelle civiltà occidentali un uomo è libero di scegliere bene o male. È il baluardo della democrazia. Nell'Islam, invece, gli uomini non scelgono, vengono privati della possibilità di peccare. Nell'esempio precedente, di cedere alla tentazione di altre donne. Non tutte le democrazie possono essere uguali: ogni paese deve poterla costruire a modo proprio. È giusto insegnare ai bambini che siamo tutti cittadini del mondo, ma è giusto anche, una volta adulti, mostrare loro la differenza: non bisogna essere ipocriti”.

 

L'accoglienza non deve essere ipocrita

La presenza dei cristiani in Afghanistan è pari a zero. “Non è mai stata terra di missione. L'unica chiesa presente era quella dell'ambasciata italiana”. I preti impegnati in quei luoghi aiutavano, sostenevano la popolazione, “ma non evangelizzavano” perché consapevoli della differenza. Consci di operare in un territorio in cui “quotidianamente si lavora per far coincidere l'etica con la legge dello Stato”. Nel rispetto della diversità, in Afghanistan “oggi, c'è un domani da costruire”. La sfida non è univoca: “bisogna attribuire a queste popolazioni delle responsabilità. Ci stiamo ponendo come gli assistenti sociali del mondo, ma accogliere non significa solo spalancare una porta, piuttosto offrire a queste persone una dignitosa opportunità di lavoro per renderle protagoniste del loro percorso di vita. Non siamo nelle condizioni di farlo. La soluzione non è l'assistenzialismo”. Assente all'incontro per motivi personali, Salvatore Attanasio, padre di Luca Attanasio l'ambasciatore italiano barbaramente ucciso in Congo.

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