30-12-2019 ore 18:00 | Cultura - Tradizioni
di don Emilio Lingiardi

Un nuovo anno. Attese, desideri e impegni: la responsabilità dell’uomo davanti al tempo

Un nuovo anno rintocca sul quadrante della nostra vita e della nostra storia. Già il poeta latino Orazio, nel suo stoicismo, aveva affermato: “Ruit hora”, il tempo precipita. Per invitare i suoi interlocutori a gioire del quotidiano affermava: “Carpe diem”, cogliete l’attimo fuggente. Pure sui campanili medievali delle nostre chiese c’era un invito a considerare a vivere appieno, con responsabilità, il tempo presente: “Memento mori”, ricordati che devi morire. Per la ragione che “horae vulnerant omnes, ultima necat”, tutte le ore ti feriscono, ma l’ultima ti uccide. La concezione greca ed ebraica del tempo era ciclica: la vita è un ciclo perpetuo: “si nasce, si vive, si muore”.

 

L’uomo di fronte al tempo

Da quando l’Eterno si è inserito nel tempo, con la nascita di Gesù, gli anni sono contati prima e dopo Cristo. Nei giorni si è inserita una tensione verticale, verso l’infinito, diretta alla conclusione della storia, con l’apertura al mondo divino. Mai come di fronte al tempo l’uomo si sente smarrito e perso, non avendo in mano la chiave per interpretare i giorni a venire. Come sarà questo nuovo anno? Che cosa ci capiterà? Che cosa succederà? Per esorcizzare questa paura si ricorre a tanti oggetti scaramantici, come il cornetto oppure si interpretano gli oroscopi nella speranza di trovare risposte favorevoli ai propri desideri.

 

La responsabilità personale

Con l’oroscopo si presentano i maghi, i cartomanti, i chiromanti; tutti cercano di interpretare i sogni dei ‘clienti’. L’uomo che perde la fede diventa credulone. Col Natale di Gesù il tempo che passa si definisce ‘anno di grazia’, ‘anno del Signore’, così già i medievali parlavano di ‘anno domini’. A ciascuno è affidato un segmento, un frammento di tempo perché possa collaborare alla sua perfezione e a migliorare l’umanità nella quale si è inseriti. Espressioni educative che sempre mi hanno colpito già dai primi anni della scuola in Israele, così invitano alla responsabilità personale: ‘se non tu, chi?’ Oppure, ‘se non ora, quando?’ Ciascuno dovrebbe domandarsi: ‘è passato un anno della nostra vita, la mia presenza ha contribuito positivamente alla comunità nella quale vivo?’ L’augurio a tutti è che i giorni che ci aspettano ci trovino più buoni e solidali, per migliorare il mondo.

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