30-09-2019 ore 11:17 | Cultura - Libri
di Andrea Galvani

Quaderni del Santuario. La basilica di santa Maria e le sue suggestioni leonardesche

Dedicato alla basilica di santa Maria della croce e alle sue suggestioni leonardesche, la decima pubblicazione de I quaderni del Santuario (Centro editoriale cremasco), curata da Sebastiano Guerini, è stata presentata nei giorni scorsi davanti ad un nutrito pubblico. Un centinaio di pagine, con immagini a colori, introdotte dalla prefazione del vescovo di Crema, Daniele Gianotti: “in questo tempo sontuoso, così ricco di arte raffinata, così armonioso nella sua struttura, ti puoi sentire a casa. La magnificenza dell’arte non ti schiaccia, ma ti avvolge in modo pacificante”.

 

Quattrocento e Rinascimento

Il volume, ben curato, è arricchito da interventi molto dettagliati. Vincenzo Cappelli si è concentrato sulle note storiche, partendo dalla seconda metà del Quattrocento in terra cremasca, “sul tempo assai travagliato, segnato da continui e repentini cambi di potere” che vede la città al centro degli appetiti veneti, che ne vogliono fare un centro strategico all’interno dello Stato di Milano. Dalle vicende della fabbrica del Santuario, in un territorio diviso tra le diocesi di Cremona e Piacenza, si passa “alla singolarità artistica e architettonica della basilica”, alla “portata innovativa di Giovanni Battagio”, al confronto con altre strutture a Castelleone, Milano, Lodi, Pavia, Castelleone, san Colombano al Lambro e Rossate, passando dal contesto culturale del Rinascimento lombardo di Giuseppe Sambusida. Con l’aiuto dei capolavori di Raffaello e del Perugino (Sposalizio della Vergine), viene sottolineato l’impatto del Concilio di Basilea del 1439 sulla dedicazione dei santuari alla Madonna.

 

Il restauro

Altrettanto corposo e documentato l’esaustivo intervento di Edoardo Edallo e Gian Paolo Sambusiti sul restauro della basilica tra il 1983 e il 1988, in vista dei 500 anni della chiesa. Promosso dal parroco, don Zeno Bettoni, ottenne i complimenti della giunta regionale “per la qualità del progetto” e soprattutto, il 3 giugno del 1985, il finanziamento di 350 milioni di lire. In chiusura una chicca, tratta da Impressioni di Amos Edallo: “Vista de l’ort de casa mea, però, teut se calma, teut va ‘nsèma en de ‘l so culùr de preda ròsa. L’è bèla vista tra le piante alte del Sère en seu ‘l tramùnt”.

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