Il pittore rivoltano Agostino Arrivabene ha portato per la prima volta negli Stati Uniti, alla Cara Gallery di New York, la sua riflessione su temi quali morte, rinascita e metamorfosi. La mostra Hierogamy ben riassume tutta la poetica di Arrivabene. Ierogamia come unione degli opposti, come sintesi totalizzante di vita e morte, di luce e tenebra, di maschile e femminile. Arrivabene supera il rovello dell’arte contemporanea, che è l’indagine sul concetto, per giungere direttamente all’archetipo come modello di comprensione di atavismi altrimenti indecifrabili e come chiave di volta per svelare il senso delle nostre pulsioni più oscure e indicibili.
I suoi temi
I temi cari ad Arrivabene sono la filosofia, la religione, l’alchimia in una sorta di wunderkammer colma di oggetti dalla preziosità estenuata e costellata da finestre magiche che ci permettono di spiare eventi miracolosi fuori da ogni tempo, oltre il Tempo. Come si legge sul sito della galleria, Arrivabene “esplora i mondi di Naturalia, Artificialia & Mirabilia, rifacendosi al Rinascimento europeo, alle collezioni di curiosità dal mondo della natura, e agli artefatti, in particolare nelle sue Vanità o nelle opere di memento mori, relativamente alla temporaneità della condizione umana. Da bambino – spiega il pittore - partecipavo alla messa con i miei genitori e durante la liturgia vedevo i mostri di granito, figure ibride, mescolati a santi e Cristi morti. E siccome tutte queste figure mi osservavano dall’alto, viaggiavo con loro in un mondo stupefacente”. Poi, un evento tragico rompe il tempo dell’infanzia: la morte della madre, quando aveva appena quattro anni. È così che conosce il dolore, è da qui che parte la sua ricerca. Agostino inizia gli studi all’Accademia di Arti figurative di Brera, ma sente insufficienti i percorsi ufficiali e visita numerosi musei.
Opere
Il successo delle mostre porta Agostino ad essere un nome conosciuto, specie tra la critica più esigente. Opere per iniziati sono le illustrazioni nel 2004 per Il ritratto di Dorian Gray, con prefazione di Philippe Daverio, che poi lo inviterà nella sua famosa trasmissione. In seguito illustrerà la meno famosa Urania di Alessandro Manzoni nel 2011. Si cimenta anche nelle scenografie per l’Hans Heiling di Heinrich Marschner nel 2004. Per Gian Franco Grechi, bibliofilo e collezionista che diventerà suo amico, realizza alcuni ex libris di rara perfezione. Stringe una stretta collaborazione con Vittorio Sgarbi.