“La traduzione è il sistema circolatorio della letteratura mondiale”, così la scrittrice statunitense Susan Sontag, ha definito un lavoro svolto spesso nell’ombra, ma di vitale importanza per la cultura e, più nello specifico, per il panorama editoriale. Sabato 29 marzo, nella sala Ricevimenti del comune di Crema, si è svolta la terza edizione di Professione traduttrice, ciclo di incontri dedicati alla traduzione letteraria, organizzato dall’associazione culturale La Storia ed in collaborazione con gli assessorati alle pari opportunità e alla cultura. Chiara Cauzzi, docente della facoltà di comunicazione, cultura e società dell’Università della Svizzera Italiana ha intervistato le traduttrici Gina Maneri e Silvia Sichel, specializzate nella traduzione spagnola. Si è parlato di com’è nata la passione per questo lavoro, delle difficoltà della traduzione e di quanto la lingua sia importante.
Un lavoro fatto di studio
Per entrambe le esperte, questo mestiere è prima di tutto una grande passione. Le parole, usate da chiunque in qualsiasi situazione, diventano, per chi sceglie di fare della traduzione il proprio lavoro, linfa vitale. Maneri e Sichel hanno sottolineato che per fare questo mestiere serve necessariamente l’amore per la lettura e la letteratura, ma la passione non basta: è un impiego fatto di tanto studio. Bisogna conoscere non solo le lingue, ma anche la filologia e le loro sottili diversità nei vari Paesi: lo spagnolo catalano, ad esempio, differisce da quello che si parla in Argentina. La lingua cambia non solo nello spazio, ma anche nel tempo: le traduzioni invecchiano e dopo qualche anno è necessario aggiornarle.
Sapere più di una lingua
Durante l’incontro si è poi aperta una parentesi su come è cambiata la visione del traduttore nel corso degli anni. Entrambe le relatrici hanno iniziato la propria carriera non solo con la lingua spagnola. Gina Maneri ha tradotto anche dall’inglese e dal tedesco, mentre Silvia Sichel ha lavorato per diversi anni con il russo. Anni fa, editori e case editrici, non vedevano di buon occhio i traduttori che lavoravano con più lingue, venivano considerati poco preparati. Ora, invece, questo stigma sembra essere scomparso, con una più grande apertura verso i traduttori “multi lingua”. Durante il dibattito con il pubblico, sono stati poi dispensati alcuni consigli utili ai giovani aspiranti traduttori.