29-06-2015 ore 12:02 | Cultura - Tradizioni
di Stefano Zaninelli

Ombriano. Un pomeriggio alla fabbrica d’organi Inzoli. Claudio Bonizzi: “l’organaro, uno dei più affascinanti mestieri al mondo”

L’aria è calma e sospesa nella fabbrica che fu di Pacifico Inzoli, celebre organaro cremasco. L’atmosfera che si respira ha il sapore di antichità. Non è difficile immaginarsi il trambusto dei macchinari all’opera. Tuttavia, il laboratorio dove i fratelli Claudio ed Ennio Bonizzi producono, riparano e studiano gli organi suscita una sensazione di immobilità nel tempo. Un’aura quasi magica accompagna i visitatori – accorsi alla giornata aperta promossa da Comune e museo civico – durante la visita all’azienda, eccellenza artigianale di Crema e del Cremasco.

 

La professione

“Fare l’organaro oggi – spiega Claudio Bonizzi – significa conoscere molte professioni: bisogna avere nozioni di meccanica, conoscere la musica, la falegnameria, consultare gli archivi storici e padroneggiare i principi della chimica, importantissima per il restauro. Negli ultimi 20 anni la figura dell’organaro è molto cambiata, anche grazie all’avvento di tecnologie diverse. Tuttavia, il lavoro è rimasto quello di 500 anni fa: non esistono strumenti tecnologici per realizzare le canne d’orano o imballare un mantice”.

 

Ennio Bonizzi nel laboratorio di Pacifico Inzoli (foto © Cremaonline.it)

Crema e il Cremasco

“Un po’ come per molti altri mestieri – prosegue – sono anni difficili anche per la professione dell’organaro. Bisogna tener duro e cercare di andare avanti: ci avviciniamo ai 150 anni di attività (la ditta fu fondata nel 1867), è anche un dovere nei confronti dei nostri predecessori. Da Crema e dal circondario sono passati alcuni degli organi più importanti, sia  per il restauro sia a livello di realizzazione: nostri sono gli organi di Izano, San Carlo e Ombriano. Crema rimane, comunque, una delle città con il maggior numero di strumenti nuovi e restaurati”.

 

Le prospettive

“Fare l’organaro nel 2015 significa avere ancora passione, significa tener duro e provare ancora una fortissima emozione nonostante 40 di esperienza ed un momento storico particolarmente difficile. Uno degli aspetti più belli è poter trasmettere la conoscenza ad altri, per questo speriamo la scuola di arte organaria possa avere un futuro. Quello dell’organaro resta uno dei più affascinanti mestieri al mondo, che dà ancora spazio ai giovani specialmente se hanno voglia di girare il mondo: permette di stanziare in luoghi dove apprendere un’altra cultura e interfacciarsi con nuove persone, vissuti e profumi: tutt’una serie di cose – conclude Bonizzi – che arricchiscono a livello professionale e personale”. 

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