29-05-2022 ore 16:00 | Cultura - Musica
di Gloria Giavaldi

Un organo unico, una sala intitolata e un concerto: il Folcioni ricorda Sforza Francia

L’obiettivo era ricordare il conte Carlo Sforza Francia attraverso l’amata musica generata da quell’organo tanto prezioso. Ed è stato perfettamente raggiunto oggi alla Fondazione san Domenico in occasione dell’intitolazione di una sala ad un maestro degno di questo nome e poi un appassionato di musica, un musicologo, un botanico, un filologo. Tutto questo era Carlo Sforza Francia. Alla cerimonia organizzata in sua memoria erano presenti diverse autorità, oltre che i membri della sua famiglia. “Sono molto felice di inaugurare oggi questo spazio ed intitolarlo al conte Sforza Francia – ha detto il presidente della Fondazione san Domenico Giuseppe Strada - Lo strumento, un organo Tamburini del 1960, che verrà messo a disposizione degli studenti è un unicum che la Fondazione è lieta d’accogliere con infiniti ringraziamenti”.

 

L'organo

Concesso in comodato d’uso, l’organo ha riempito di note e bellezza i chiostri della fondazione. Grazie al talento degli allievi Riccardo Dolci, Francesco Vailati ed Alberto Innocente e ai maestri Francesco Zuvadelli, Marco Marasco e Alessandro Lupo Pasini. Da Bach a Paradisi, da Pachelbel a Daquin per circa un’ora di buonissima musica. È uno strumento unico perché può essere trasportato e montato in circa due ore. La consolle è munita di ruote orientabili ed è collegata al corpo d’organo ed al centralino mediante un cavo di tipo telefonico racchiuso in una apposita guaina di protezione.

 

Desiderio d'imparare

Come ha ricordato Ginevra Terni De Gregori: “poter viaggiare con il proprio strumento era un privilegio, soprattutto tenuto conto che si trattava di un organo”. Non uno qualsiasi, solo per appassionati. “E’ bello pensare che Carlo Sforza Francia sia oggi qui con noi, con questa musica. Questa cerimonia era stata pensata per lui, ma ci ha lasciato pochi giorni fa, quasi centenario”. Il direttore del Folcioni Alessandro Lupo Pasini lo descrive come un uomo “desideroso di imparare, ad ogni età. L’ho conosciuto tanti anni fa da studente al Folcioni, era raffinato, elegante e rigoroso. Poi mi aveva cercato per iscriversi alle lezioni di piano, “per far andare di nuovo le mani. Era un uomo innamorato della musica e del bello”. Ora il suo nome potrà essere d’ispirazione a tanti giovani musicisti.

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