28-12-2021 ore 20:43 | Cultura - Libri
di Ramona Tagliani

Adagio, allegro, fortissimo: il nuovo volume del Gruppo antropologico cremasco

Il Gruppo antropologico cremasco ha presentato un nuovo volume: Adagio, allegro, fortissimo è dedicato alla musica nel territorio e contiene 16 interventi. Il presidente Dado Edallo ha spiegato come in un’epoca stravolta dal Covid “la musica riesca ad alleggerire la mente, riempiendo le giornate e consentendo di vivere un mondo ideale, libero dalle paure”. Franco Gallo si è dedicato alla musica popolare, partendo da quanto sosteneva Socrate nella ‘Repubblica platonica’, ovvero che “l’introduzione di nuovi generi musicali nello Stato sarebbe esiziale per l’educazione dei guardiani”. Il ritmo e l’armonia “penetrano fino in fondo all’animo e lo toccano nel modo più vigoroso infondendogli eleganza, e rendono bello (nel senso greco della piena armonia tra corpo e spirito) chi abbia ricevuto un’educazione corretta, mentre accade il contrario all’incolto”.

 

La new wave e il beat

Il Beat a Crema, con brani dalle memorie di un beatlesiano cremasco è il pezzo scritto a quattro mani da Andrea Bellani e Bruno Mori tra il serio, lo scherzoso e il nostalgico: una rievocazione di un periodo fatto da “due adolescenti di allora, che vi parteciparono ‘per privilegio di anagrafe’, con il tentativo di cogliere, al di là delle vicende individuali, qualche aspetto dell’esperienza collettiva di una generazione”. L’analisi di Corrado Barbieri si è concentrata sulla “Nuova Onda” a Crema: “tra fremiti post punk e nuove alternative”. Un contributo dedicato al “cambio del gusto musicale degli anni 80 e 90 che trova, anche nel Cremasco terreno fertile per far vivere quell’”underground” che, partito dal Regno Unito, aveva in Milano, Firenze e Torino i suoi capoluoghi. Un cambio di visione che impone la nascita di nuove tipologie di locali e nuovo concetto dell’alternativo.

 

La casa della musica e il cantautore autodidatta

Porta invece la firma di Ester Bertozzi l’approfondimento sulla Casa della musica della famiglia Gallini: un’autorità tecnica in campo musicale a Crema. “Da cinque generazioni si occupa del commercio, del restauro, del noleggio di strumenti musicali della tradizione”. Oltre ai “validissimi musicisti”, si passa in rassegna “la secolare esperienza artigianale”, con citazioni e un’intervista a Gian Vittorio Gallini. Cantautore cremasco autodidatta, Gio Bressanelli è il protagonista del lavoro di Gregorio Ghisetti: per lui “la musica ha rappresentato la possibilità di alzarsi sopra “i tetti”, sopra le problematiche, sopra il quotidiano e di avere un punto di vista alto, diverso, ma comunque sempre solidamente ancorato al terreno”.

 

Il cantastorie, il bel canto, la banda

Ritraendolo come ‘Un cantastorie al servizio dell’identità cremasca’, Walter Venchiarutti ha intervistato il montodinese Gianluca Gennari: “nei suoi testi prevalentemente il dialetto cremasco. La sua specificità consiste nell’esser un sincero interprete della sua terra e un fedele testimone delle memorie locali e nel continuare con coerenza e determinazione la difesa del patrimonio identitario del territorio”. Graziella Vailati ha incontrato “Un duo speciale con la passione del canto popolare: Franco e Rosella. Una coppia che in nome dell’amore per il bel canto e per la tradizione popolare, ha lasciato un segno nel panorama musicale cremasco”. Testimonianza ancor più toccante, dato che nei mesi scorsi Franco ci ha lasciati. Il volume del Gruppo antropologico prosegue con Claudio Marinoni e il suo speciale sulla Banda civica musicale di Soncino e le realtà musicali del soncinasco, in particolare sul lavoro del maestro C.P. Marzani.

 

Cai, scoutismo e danza

“Partendo dal ritorno di gite in montagna con voci più o meno intonate”, da alcuni decenni il coro Cai Città di Crema 1982-1987, “riesce a interessarsi e capire la musica tanto da essere apprezzato nei pochi anni della sua esistenza anche a livello nazionale”. Firma il pezzo un esperto della materia come Beppe Costi. Si passa poi alla Etfonia e gli scout grazie a don Marco Lunghi, che passa in rassegna “i loro riti musicali ed i nuovi interessi” che accompagnano “le attività delle giornate di questi giovani”. Perché “la musica è in grado di toccare la mente e il cuore ma anche tutti i valori spirituali della condizione umana: così opera lo scoutismo nel campo educativo”. Come scrive Elena Benzi in ‘Dalla musica alla danza’, “libera e spontanea o regolata da tecnica e passi codificati, la danza allieta e accompagna da sempre particolari momenti della vita degli individui. Legata al territorio e alle tradizioni locali si trasforma in popolare. Il suo valore simbolico, il suo potere socializzante, contribuiscono a completarne il significato antropologico”.

 

Musicoterapia, cinema e contemporanea

L’esperienza di Blue Sky è il tema dell’articolo di Donata Ricci che in L’appartamento racconta di “un gruppo di amici appassionati di musica contemporanea: scambiandosi stimoli, brividi, visioni del mondo e ne sono usciti musicalmente più ricchi, hanno fatto nuove conoscenze e hanno ritrovato quelle perse negli anni. Lavinia Contini, in La musicoterapia umanistica: il corpo che vibra, il suono che cura affronta “l’uso della musica per la ricerca di un benessere e di un equilibrio psicofisico attraverso la teoria delle vibrazioni, con particolare riferimento alla dimensione e al contesto locale cremasco”. In chiusura Daniela Ronchetti e Il valore della musica nel cinema, “l’importanza della colonna sonora dei film ed il suo significato nello sviluppo della progettazione di un’opera cinematografica, contestualizzata alle pellicole girate nel territorio cremasco”.

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