28-03-2025 ore 13:13 | Cultura - Arte
di Giovanni Colombi

Offanengo, al via i lavori di restauro della chiesa di santa Maria: dalla fondazione ai giorni nostri

Con l’inizio del mese prossimo partiranno i lavori di conservazione della chiesa parrocchiale di Offanengo. Gli interventi di restauro, per un importo di circa 650 mila euro grazie al contributo della Cei e dei Beni Culturali della Soprintendenza archeologia Belle Arti e Paesaggio di Cremona Lodi Mantova, sono necessari per la conservazione della chiesa, danneggiata nella copertura e nelle vetrate della navata dalla forte grandinata del 25 luglio del 2023. I lavori sono stati assegnati alla Ditta di Roberto Ghilardi e C. di Mozzanica, mentre il progetto conservativo è stato redatto dall’architetto Magda Franzoni, che verrà coadiuvata nella direzione lavori, per quanto riguarda il miglioramento sismico della copertura, dall'ingegnere Massimo Bacchetta e per la sicurezza del cantiere dal geometra Alessandro Mostosi.

 

 

La fondazione

La prima certificazione di un insediamento religioso a Offanengo risale al secolo XI, quando il 17 giugno 1074 la chiesa di Santa Maria figurava nell’elenco delle chiese della diocesi di Cremona, come una Pieve dotata di capitolo canonicale, fino all’11 aprile 1580 e, quindi, unita alla diocesi di Crema, eretta con la bolla “Super Universas” di papa Gregorio XIII. Alla attestazione di Pieve dal sec. VII all’VIII - privilegio concesso alla chiesa di santa Maria di Offanengo oltre che riconoscimento come prova evidente della preminenza del borgo sopra i villaggi vicini - si aggiunse il titolo di Collegiata, cioè una chiesa con un piccolo Capitolo alle dipendenze dell’arciprete di una borgata più grande delle circostanti, più distinta e più cittadina. L’antica Parrocchiale, che fu demolita nel 1896, anche se sarebbe stata senza dubbio un monumento interessantissimo, era ad unica navata con archi trasversi semi acuti e copertura a due spioventi con orientamento est-ovest. Sorgeva su parte dell’attuale piazza Patrini con l’ingresso principale in una parete laterale. Della vecchia chiesa resta il fronte Est, la parete di facciata, a cui venne addossata la casa parrocchiale; con la demolizione, l’interno del muro di controfacciata è diventato esterno, l’attuale lato ovest della Canonica. La piccola monofora con strombatura, che ora si vede dalla piazza, era interna. I motivi delle ricostruzioni delle Chiese erano sempre due: le cattive condizioni statiche, l’aumento della popolazione, ma anche il desiderio di avere una chiesa nuova più bella.

 

 

La costruzione

La parrocchiale di santa Maria Purificata fu costruita nel 1898 in stile palladiano su disegno dell'ingegnere Pietro Schiavini. La nuova Chiesa si presenta di mole imponente, la sua larghezza è eguale alla lunghezza della precedente, sia all’esterno che all’interno tutti gli elementi architettonici sono in giusto risalto nella loro essenzialità. La navata centrale, ben proporzionata, prende luce da una serie continua di finestre classicheggianti a semicerchio, luce che è trasmessa, attraverso alti archi, alle navate laterali. Il tutto è coperto da volte a crociera, una pratica costruttiva ancora usuale alla fine dell’Ottocento. L’abside semiottagonale è circondata da un deambulatorio che dilata lo spazio del fondo. La mensa è inserita in una prospettiva formata da una esedra di ceramica, opera dell’artista cremasco Carlo Fayer, mentre il tabernacolo è opera dello scultore bolognese Nicola Sebastio. All’interno di S. Maria Purificata vi sono tele di valore, come quelle attribuite al Civerchio, al Lucini, al Picenardi, al Barbelli, al Pombioli, oltre che alla Via Crucis di Mauro Picenardi e ai Misteri del Rosario di Uriele Gatti.

 

L'abbatimento
Il campanile, alto oltre 50 metri, posto in modo staccato dalla Parrocchiale, fu progettato sempre dall’ingegnere Pietro Schiavini. Non vi sono disegni di progetto della chiesa, salvo per il campanile, che verrà iniziato pochi anni più tardi, 1903-1905, senza essere terminato nella parte della guglia. Già dal 1870 si parlava di demolizione, ma per arrivare a costruire una nuova chiesa era necessario ottenere tutte le autorizzazioni, superando varie difficoltà, oltre al progetto, con i relativi costi, che si intendeva realizzare. Il 4 dicembre 1884 la perizia dell’ingegnere Luigi Bernieri, tecnico comunale di Crema, in una sintetica descrizione, precisava - oltre alla presenza di umidità del pavimento, lo stillicidio dal tetto e l’insufficiente aereazione data dalle sette finestre - che la motivazione principale per l’abbattimento della chiesa riguardava la scarsa capienza dell’aula sacra, allora di circa 400 persone, e che il Bernieri auspicava nel suo raddoppio. La Commissione parrocchiale, costituita dall’arciprete Caravaggi, dal curato Bertesago e dal sacerdote Sangiovanni, nonostante non ci fosse un preventivo di spesa, il 12 Marzo 1893 era riuscita a far decidere l’abbattimento della antica e la costruzione della nuova parrocchiale. Il sedime dell’antica chiesa lasciò spazio ad un ampio sagrato. Per la costruzione fu utilizzato un terreno, forse un orto di proprietà della stessa Parrocchia e venne effettuata una rotazione dell’orientamento della chiesa con la facciata rivolta a sud. Il progetto, come già detto, fu affidato all’ingegnere Pietro Schiavini di Pianengo, ma di origini offanenghesi, autore negli stessi anni dell’ampliamento della chiesa di S. Bernardino fuori città a Crema e dell’allungamento di quella di Pianengo. È il periodo dei revivals stilistici, pertanto a Offanengo si fa riferimento al modello neoclassico di stile palladiano. I lavori iniziarono con la demolizione dell’antica Pieve, dopo la Pasqua del 1896, e terminarono alla fine del 1898. La costruzione fu effettuata dall’Impresa del capomastro Paolo Mangoni. La facciata della chiesa, che si presenta verso la piazza con un forte avanzamento di tutta la navata centrale, architettonicamente è costituita da un alto zoccolo su cui poggia un impianto di tempio classico, coronato da un timpano. I fronti delle navate laterali sono arretrati e trattati in modo meno monumentale. Il prospetto è in cotto a vista, salvo le quattro grandi colonne che sostengono il timpano, che sono intonacate, mentre i capitelli e i fregi sono in cemento decorativo. La muratura delle pareti laterali e dell’abside è realizzata a regola d’arte in cotto a vista, come si conveniva in un periodo di grande capacità artigianale e cura della costruzione.

 

 

Il restauro

Come spiega l'architetto Franzoni, “il progetto della chiesa parrocchiale di santa Maria Purificata ha come obiettivo la conservazione per le generazioni future. Si tratta di un progetto mirato non solo al restauro, ma alla valorizzazione del luogo sacro come punto di riferimento artistico, culturale, storico di Offanengo. Si deve pertanto fare riferimento a quanto asserito da Cesare Brandi, cioè che il restauro è il “momento metodologico del riconoscimento dell’opera d’arte nella sua consistenza fisica e nella sua duplice istanza storica ed estetica in vista della sua trasmissione al futuro”, quindi è il momento della conoscenza, della ricerca storica, analitica, tecnica e costitutiva. Momento in cui l’opera d’arte viene conosciuta e ‘riconosciuta come tale’, con il fine di conservarla e di valorizzarla. L’intervento progettato per il recupero della parrocchiale è redatto in conformità con la legislazione sul restauro dei monumenti vincolati. Si richiamano di seguito gli assunti principali, guida alla stesura del progetto: conferma della vocazione a luogo di culto della chiesa come testimonianza di fede e presenza storica, architettonica, artistica e documentaria; valorizzazione dei contenuti storici, architettonici, artistici e documentari dell’edificio, concepito come un palinsesto stratificato da varie azioni dell’uomo nel corso della storia; adesione ai canoni più rigorosi in materia di conservazione, facendovi coesistere tutte le funzioni previste per le quali sono state individuate soluzioni che si ritengono rispondenti al pieno rispetto dei valori della fabbrica”.

 

Gli interventi antisismici

“La Chiesa – conclude la Franzoni - sarà sottoposta a opere di manutenzione e di conservazione riguardanti l’involucro esterno. Si attueranno interventi di manutenzione, di consolidamento strutturale e miglioramento sismico delle coperture, in particolare degli elementi lignei per mezzo di dormienti perimetrali in legno, tiranti e placche metalliche, con riferimento alle prescrizioni delle Zone sismiche, di conservazione delle murature dei prospetti con la chiusura dei fori pontali, di sistema elettrico di allontanamento dei volatili, di restauro delle grandi vetrate e degli infissi e serramenti in legno. Si precisa che la conoscenza storica della costruzione è un presupposto fondamentale sia ai fini di un’attendibile valutazione della sicurezza sismica attuale, sia per la scelta di un efficace intervento di miglioramento strutturale. Pertanto, le finalità dell’intervento di restauro conservativo e miglioramento sismico della copertura tendono all’eliminazione delle debolezze ed eventualmente all’incremento della resistenza/sicurezza strutturale, oltre che garantire compatibilità e durevolezza, integrazione e non trasformazione della struttura, limitata invasività, reversibilità e rimovibilità, minimizzazione dell’intervento in rapporto ai costi/benefici. Rappresenta una certa sicurezza di staticità della chiesa la presenza di tiranti e catene sottesi negli archi delle volte e la presenza di contrafforti che contengono la spinta delle volte. Dall’indagine effettuata nel sottotetto si è notato che gli estradossi delle volte, a vista, non presentano lesioni. Una puntuale e più estesa valutazione sarà effettuata, nel corso dei lavori e, dopo una pulitura delle macerie presenti. Il Pgt del comune di Offanengo evidenzia che la chiesa parrocchiale si trova al centro nella Tavola della Vulnerabilità idrogeologica con classificazione di Zona con pericolosità molto elevata e con classificazione di pericolosità sismica locale Z4a, Zona di fondovalle con presenza di depositi alluvionali e/o fluvio glaciali granulari e/o coesivi: corrispondenti a tutto il territorio comunale”.