27-11-2021 ore 18:12 | Cultura - Crema
di Denise Nosotti

Domenica 28 novembre la presentazione del volume sul manicomio di Santa Maria

Domenica 28 novembre, alle 15.30, Sebastiano Guerini direttore della ‘collana quaderni del santuario’ presiederà l’incontro di presentazione del volume ‘il manicomio di Santa Maria della Croce 1929-1978’ curato a quattro mani con don Marco Lunghi.i testi sono stati realizzati da: Claudia Brambilla, Alessandra Brusaferri, Luigi Canidio, Lidia Ferrari , Pier Luigi Ferrari , Greta Pedrini e Monica Salvi. Per i cremaschi della generazione passata, la frazione di Santa Maria era diffusamente nota per tre sue caratteristiche: il ‘paese dei lavandai’ a motivo del peculiare lavoro che qui si svolgeva lungo i suoi limpidi corsi d’acqua, il ‘paese della fiera’ per via della festosa ricorrenza annuale del 25 marzo che coinvolgeva l’intero territorio, infine il ‘paese dei matti’ per la presenza di una sezione del manicomio provinciale nel quale confluivano malati mentali del circondario, denominati “tranquilli”. In verità la gente della parrocchia aveva imparato a convivere con quest’ultima realtà che si collocava nel cuore del centro abitato immediatamente attigua al santuario, fulcro spirituale della comunità.

 

Casa di cura speciale

Vista dalla prospettiva della gente, la severa struttura dell’ospedale psichiatrico era considerata da un lato un po’ circondata di mistero per il fatto che non si trattava di una casa di cura consueta ma del tutto speciale, e dall’altro diventava oggetto di considerazione compassionevole per il passante che poteva immaginare le condizioni di vita isolata che i malati vi conducevano. Il lavoro che viene presentato in questa collana dei Quaderni del Santuario, si articola in due parti: una rigorosa ricerca d’archivio e una raccolta di testimonianze vive da parte di persone che conservano ricordi della storica struttura ospedaliera e della sua vita interna.

 

La storia

Quando nel 1929 il manicomio si insediò a santa Maria aveva già alle spalle una lunga storia in quanto le autorità civili di Crema avevano provveduto fin dal secolo XIV a dotare il nostro territorio di un nosocomio riservato ai malati di mente. La struttura era tutta interna al vecchio ospedale e solo agli inizi del Novecento si era reso necessario pensare ad una sede tutta propria e più adatta al ricovero e alle cure di questi “dementi tranquilli”, proposito che trovò soluzione nell’ex convento carmelitano risalente al secolo XVIII. L’edificio, in vista della nuova finalità, subì degli adattamenti strutturali, quelli che noi stessi abbiamo potuto successivamente constatare nella nostra frequentazione per motivi pastorali e liturgici. Non possiamo dimenticare i saloni per il soggiorno della vita quotidiana, separati tra uomini e donne, gli ariosi dormitori, i lunghi corridoi, la cappella interna, i cortili e gli ampi spazi dell’ortaglia dove, dalle finestre della casa parrocchiale, si potevano osservare i malati passeggiare nell’ora d’aria. Ricordiamo pure che nei lavori di adattamento sono state applicate inferriate a tutte le finestre dei tre piani dell’ex convento, da cui i malati potevano osservare la vita sottostante della comunità.

 

Il personale della struttura

La parrocchia di Santa Maria gradualmente si inseriva nella particolare vita di questa struttura a diversi livelli, da quello pastorale-liturgico fino a quello lavorativo-assistenziale. Infatti, da subito la diocesi aveva affidato l’assistenza spirituale dei malati come pure quello della comunità interna delle suore Ancelle, alla cura d’anime dei parroci e dei coadiutori di santa Maria. Le religiose  hanno dato un particolare contributo non solo alla vita interna dell’ospedale esercitando una carità operosa verso i poveri malati, ma anche nei confronti della comunità parrocchiale. Molti degli operatori dell’ospedale erano parrocchiani di santa Maria che ottenevano in tal modo un lavoro fisso come infermieri o sorveglianti e d’altro lato rappresentavano un collegamento di comunicazione tra i pazienti e la popolazione. Una delle loro massime ambizioni era quella di ottenere dall’autorità sanitaria l’attestato di idoneità all’ufficio di infermiere.

 

Il significato del volume

La ricostruzione che avviene nel libro, va al di là della semplice documentazione storica affrontando dimensioni più ampie, che toccano il senso globale dell’esistenza. Vi si leggono concezioni collegate al mondo della psicologia, della sociologia, della medicina, come concentrate in drammi umani con i loro protagonisti: malati e terapeuti, persone sventurate e religiosi dalle attenzioni caritative, solitudine smarrita e accoglienza comunitaria. La forte carica di umanità dimostrata dagli operatori che sono ricordati nelle pagine che seguono, era capace di offrire sostegno ottimale a tanta sofferenza. Franco Basaglia ha giustamente imposto una svolta alle cure di questo particolare settore della medicina, e tuttavia l’esperienza che abbiamo potuto constatare di quanto è avvenuto nell’ospedale psichiatrico di santa Maria potrebbe ancor oggi giocare un ruolo significativo. Tante infatti sono oggi le persone psichicamente fragili che purtroppo sono lasciate alla sola assistenza familiare, spesso molto premurosa, ma non sempre all’altezza del gravoso compito.

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