27-09-2021 ore 17:30 | Cultura - Madignano
di Claudia Cerioli

Madignano: In 600 per la presentazione del libro di padre Gigi Macalli 'catene di libertà'

Il libro  ‘Catene di libertà’, di padre Gigi Maccalli, missionario cremasco della Sma, rapito in Niger per due lunghi anni è stato presentato, per la prima volta, nel suo paese natale, Madignano, sabato 25 settembre in una piazza Portici gremita. Presenti nel parterre, oltre al vescovo di Crema Daniele Gianotti, il parroco don Giovanni Rossetti, numerose autorità politiche (tanti i sindaci intervenuti), militari e civili. L’iniziativa è stata organizzata dall’amministrazione comunale in collaborazione con la parrocchia e l’oratorio. Il sapiente lavoro organizzativo dell’assessore Serafina Guerrini Rocco ha fatto sì che, nonostante l’ampia partecipazione, 600 i presenti, tutto si svolgesse in totale sicurezza. Il sindaco Elena Festari ha introdotto l’evento: “poter ascoltare padre Gigi parlare di questa tremenda esperienza davanti a un pubblico così ampio, come se fosse nel salotto di casa sua, è un’esperienza che ti cambia nel profondo. Tanti sono gli spunti di riflessione che padre Macalli ci lascia. Primo tra tutti la necessità di imparare ad ascoltare senza giudicare”.

 

Scrittura terapeutica

Il missionario della Società Missioni Africane è stato ‘intervistato’ dal giornalista Beppe Severgnini. “E’ un libro terapeutico - ha detto - con nessuna parola d’odio per i suoi rapitori”. Poi la parola al padre Macalli, visibilmente emozionato. “Madignano mi ha sorpreso, non appena sono rientrato, dalle campane suonate a distesa”. Il libro è stato frutto di un lavoro lungo e laborioso iniziato nel deserto. “Dopo diversi mesi, nel 2019, durante la prigionia, mi è stato dato un foglio e una penna e ho appuntato alcune parole chiave poi riportate su un taccuino che sono riuscito a riportare in Italia. Dopo qualche mese dal ritorno, nel 2020. Io scrivevo lettere, durante la missione, alla famiglia, ma mai ho redatto un libro. Nei primi sei mesi di prigionia ero solo e per più di un’ora scrivevo e riflettevo e mi aiutava a superare quelle lunghe giornate”. Il volume è proprio dedicato alla famiglia.

 

Tristezza e speranza

Il sentimento che padre Gigi ha provato maggiormente nel periodo di prigionia è stata la tristezza soprattutto “come missionario che ha speso 21 anni della sua vita per questi popoli. Vedere questi giovani di 18, 20, 22 anni che sprecavano la loro vita per un fucile mi dava tristezza. Erano ostaggi di violenza, di analfabetismo e di video di propaganda. Nonostante tutto il sentimento più forte è stato quello del perdono. “Non ci può essere altra via. Non voglio far passare da me una reazione uguale a quella dei rapitori affinché non continui questa ruota di vendetta. È stato il mio atteggiamento”. Il momento più buio sono stati i 22 giorni incatenato a un albero. Tante lacrime e tanti perché inondavano la mente. La speranza era comunque viva nel suo cuore e “il Signore da lassù non mi ha abbandonato. Non ho avuto, a parte il giorno del rapimento, momenti più traumatici di altri. Mi ha dato forza la fede dei miei famigliari e la fedeltà a Cristo e ai ‘miei’ poveri che ho evangelizzato”.

 

Pregare per la pace

A padre Gigi è pesata molto l'impossibilità di poter comunicare. “Ho capito come noi siamo relazione, amore che si comunica, libertà”. Ha poi ricordato e ringraziato la diocesi e in particolare Madignano per la preghiera incessante che lo ha accompagnato e abbracciato nei lunghi mesi di prigionia. “È nel deserto ho imparato a vivere un tempo di pazienza e attesa”. In ultimo, ha invitato a pregare per il momento storico in cui stanno vivendo tante popolazioni mediorientali. “La pace è ancora lontana. Ogni 17 del mese come avete fatto per me, preghiamo affinché queste persone vengano liberate dal giogo della violenza”. Il libro ‘catene di libertà’ uscirà il 14 ottobre.

2186