26-01-2023 ore 17:18 | Cultura - Proiezioni
di Paolo Emilio Solzi

Babylon, il nuovo film di Damien Chazelle svela il lato oscuro della vecchia Hollywood

Babylon è l’ultimo film scritto e diretto da Damien Chazelle, già regista di Whiplash, La La Land e First Man. Come alcune pietre miliari del passato, da Viale del Tramonto (1950) a Cantando Sotto la Pioggia (1952), e il più recente The Artist (2011) racconta la fine dell’epoca del cinema muto e il passaggio al sonoro. Fu una rivoluzione che cambiò il lavoro di produttori, registi, attori, maestranze e devastò tantissime vite e carriere. Prima bastava avere una bella presenza; si recitava con il corpo, la gestualità, le espressioni facciali. Con l’avvento del sonoro, le celebrità che avevano una voce sgradevole, problemi di dizione o non sapevano recitare con le parole caddero in disgrazia e alcune si suicidarono. Babylon mostra come, negli anni Venti, diversi film fossero girati in contemporanea uno accanto all’altro. I registi davano istruzioni agli attori urlando nei megafoni, ma il baccano generale non era certo un problema in assenza di sonoro. Nel 1927 uscì Il Cantante di Jazz, prima pellicola della nuova era. Babylon illustra tale sconvolgimento con un omaggio a Cantando Sotto la Pioggia: la scena ripetuta mille volte per via dei rumori imprevisti, nella disperazione collettiva.

 

Il lato oscuro di Hollywood

Dopo un inizio che ricorda le atmosfere barocche di Moulin Rouge, Il Grande Gatsby e altri film di Baz Luhrmann, il ritmo di Babylon rallenta notevolmente, fino ad approdare a una sequenza quasi horror che sembra girata da David Lynch. Come nell’apertura di Velluto Blu, sotto la superficie perfetta e rassicurante della California si nasconde un mondo sotterraneo di depravazione, marciume e deformità che evocano Eraserhead e The Elephant Man. Il personaggio di Tobey Maguire fa da Virgilio in quei gironi infernali dove avvengono abomini inconfessabili e freak shows. Babylon prende il nome da Hollywood Babilonia, il libro del 1959 di Kenneth Anger che svelava il lato oscuro della Hollywood fatta di lustrini. Chi non conosce la storia del cinema penserà che alcune vicende narrate da Chazelle siano inventate, mentre si tratta di fatti realmente accaduti. La sequenza iniziale ad esempio ricalca lo scandalo di Fatty Arbuckle e le feste orgiastiche nelle ville dei produttori, dove ogni tanto qualcuno moriva di overdose. Il personaggio di Brad Pitt è ispirato all’attore John Gilbert; quello di Margot Robbie si rifà all’attrice Clara Bow. C’è perfino un produttore il cui volto allude palesemente ad Harvey Weinstein.

 

Un caleidoscopio di citazioni

Il regista usa lunghi piani sequenza, movimenti di macchina sinuosi, dolly che partono dall’alto inquadrando la folla e poi stringono fino a un primo piano. Le musiche di Justin Hurwitz, autore delle colonne sonore di tutti i cinque film di Chazelle, sono ingombranti quasi come quelle di un musical e a tratti richiamano La La Land. In Babylon gli eccessi e le droghe di The Wolf of Wall Street si mescolano con personaggi simili a quelli di C’era una volta a Hollywood (non a caso gli attori principali di Babylon sono gli stessi Brad Pitt e Margot Robbie). Chazelle afferma di avere attinto a La Dolce Vita. Anche le citazioni di Cantando Sotto la Pioggia sono numerosissime.

 

Un film che si ama o si odia

Babylon spiega che il cinema hollywoodiano non è tanto una forma d’arte, ma un’industria molto redditizia per i produttori. È quasi l’altra faccia della medaglia di La La Land, ma parimenti è un’opera divisiva che si ama o si odia. Un film che parla di storia del cinema rivolgendosi solo agli “iniziati” può risultare troppo impegnativo per il pubblico generalista. Inoltre i film americani hanno ormai una durata media che si aggira sulle due ore e mezza. Babylon si trascina per tre ore abbondanti. Un taglio di almeno 45 minuti lo avrebbe probabilmente reso meno ridondante. I ripetuti finali finti non fanno che mortificare l’incisività dell’ultima parte. Il tempo ci dirà se Babylon verrà ricordato come un capolavoro o un monumento traballante alla Settima Arte. Di sicuro Babylon non vive solo di messa in scena rutilante, virtuosismi tecnici, musiche da circo e attori famosi, ma non ha una trama solida o dei personaggi di grande spessore. Non li aveva nemmeno Cantando Sotto la Pioggia, che tuttavia, nella sua divertentissima semplicità, resta una perla di valore infinitamente superiore.