25-02-2022 ore 12:32 | Cultura - Incontri
di Gloria Giavaldi

Il matematico Mele ospite dell'istituto Sraffa: 'la mia vita al buio è colma di successi'

“Prima di essere ipovedente sono tante altre cose: matematico, appassionato di calcio, suono il pianoforte”. Si è presentato così Michele Mele, matematico e ricercatore universitario, autore del libro, L’universo tra le dita. Storie di scienziati ipovedenti o non vedenti, per le edizioni Efesto di Roma ai giovani studenti dell'istituto Sraffa in un incontro avvenuto nei giorni scorsi nell'ambito delle iniziative di educazione civica e dell’area inclusione, voluto dalla docente Antonella Fazio. Ipovedente dalla giovane età, Michele si è laureato in matematica all’università di Salerno, ha conseguito il dottorato di ricerca presso l'università Federico II di Napoli, prima di occuparsi di ricerca all’università del Sannio. “Non perdete mai la speranza”. Neanche davanti al pregiudizio.

 

I pregiudizi e la forza di andare oltre

“Coma fa una persona ipovedente a fare tutto questo? Ci si può chiedere. Se il dubbio può essere legittimo, la certezza di chi pensa che non si possa fare, diventa discriminatoria. Solo il supporto della mia famiglia mi ha consentito di superare gli ostacoli”. Parlando del suo ambito di studio, la matematica e le discipline scientifiche, stimolato dalle domande degli studenti, l’autore ha descritto le difficoltà ancora oggi presenti, in quanto non c’è un sistema completo per consentire alle persone ipovedenti la scrittura in forma matematica. “Scrivo in codice e poi interpreto in forma matematica”. Anche per questo, sono poche le persone cieche o ipovedenti impegnate nelle discipline scientifiche, contrariamente a quanto accade in altri ambiti: “ci sono musicisti, artisti, avvocati, ma gli scienziati sono visti come un’eccezione. Esistono dei pregiudizi che allontanano le persone ipovedenti dalle discipline scientifiche”. Ed ecco perché nel suo libro ha deciso di raccontare le storie di dieci personaggi del mondo scientifico, che come lui condividono malattie della vista: dal matematico di fine seicento Nicholas Saunderson, all’ingegnere John Metcalf, al medico Jacob Bolotin, fino ai giorni nostri, con i chimici Mona Minkara e Henry Wedler.

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