24-12-2020 ore 18:00 | Cultura - Tradizioni
di don Emilio Lingiardi

Nel presepio. Giuseppe di Nazaret, custode della famiglia, contemplativo e silenzioso

Ancora una volta il mondo vive l’attesa trepidante di un annuncio angelico e luminoso: ‘è nato per il voi il savatore!’. Il bambino nato da Maria a Betlemme cambia la storia, segnata da tanta violenza, sangue e guerra, in rapporti e relazioni umane di amicizia, solidarietà fraterna e condivisione. Veglia in silenzio sul bambino e Maria, Giuseppe di Nazareth, di cui i vangeli non conservano alcuna parola, ma definiscono il mistero di quest’uomo solo con l’aggettivo ‘giusto’. E Giuseppe, appoggiato al suo bastone, sta assorto e meditativo in questa grotta: riflette anzitutto sul bambino presentato al mondo come dono e richiama al suo cuore che i figli non sono un diritto, ma un dono offerto a papà e mamma perché ne garantiscano una crescita sana, generosa, impegnata.

 

Custode della famiglia

È il custode di questo gruppo familiare, al quale con la sua attenzione giovanile, di diciottenne, assicura condizioni di vita serene e dignitose: dal pane alle coperte, dagli alimenti adeguati a condizioni rasserenanti per chi sta vivendo questa esperienza. È il custode che difende Gesù e Maria dalla gelosia violenta di Erode, che teme di avere un concorrente nella regalità e Giuseppe fugge in Egitto dove resta per qualche anno per proteggere i suoi familiari, ormai legati a lui in modo inscindibile. Ritornato dall’Egitto non si ferma in Giudea, lui che era della città capoluogo, Betlemme; preferisce la Galilea, a Nazaret, dove col suo lavoro assicura alla famiglia condizioni di vita serene, gioiose e generose. Ogni venerdì sera, come ogni vigilia di festa, porta il bambino in sinagoga a Nazaret, per ascoltare la parola, per sentirne le interpretazioni dei maestri e per illuminare Gesù sul suo destino, così che quando lo accompagnerà a Gerusalemme, dodicenne, per il suo commento alle scritture, meraviglierà per la sapienza.

 

In sapienza e grazia

I ragazzi a Nazaret conoscono questo fatto sul desiderio di Gesù di collaborare al buon andamento della sua casa. Un giorno chiese a Giuseppe: insegnami un lavoro. Il padre lo ha invitato a prendere due pezzi di legno e ad incastrarli, così che è risultato il tau, l’ultima lettera dell’alfabeto ebraico, anticipo della croce. Vista questa riuscita, Giuseppe è scoppiato in lacrime, dicendo: ‘ti ho insegnato la croce’. E di rimando Gesù: ‘Giuseppe, anche tu sei importante nella salvezza del mondo che io compirò col dono della vita sulla croce’. Siamo nell’anno dedicato dalla chiesa a san Giuseppe: 150 anni da quando il papa Pio IX, l’8 dicembre 1870 l’ha dichiarato patrono della chiesa universale e il successore Leone XIII ha parlato della chiesa particolare, che è la famiglia, che può trovare nel giusto di Nazaret modello, esempio e patrono. Conceda san Giuseppe ad ogni nostra famiglia la serenità con la quale soprattutto papà e mamma, come lui e Maria, devono educare i loro bambini ‘in sapienza e grazia’.

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