E' il lunedì mattina dell'ultima settimana di febbraio. Le lezioni presso la scuola secondaria di primo grado di Bagnolo Cremasco quest'oggi iniziano in un modo inconsueto: in palestra le classi prime incontrano la Fondazione Carolina, insieme alle loro insegnanti e al professor Domenico Mulè, referente per i progetti di prevenzione al bullismo, e al Sindaco, al consigliere Vittorio Dornetti, all'assistente Sociale e ai giornalisti. Gli alunni e le alunne, disposti in semicerchio in ordine sparso, sono seduti sul pavimento, qualcuno ha anche portato fogli e biro per prendere appunti. Davanti a loro c'è uno schermo e ci sono alcune persone, che stanno per affrontare un tema molto importante: il cyberbullismo.
Scuola e isitituzioni
Introduce l'incontro Doriano Aiolfi, primo cittadino bagnolese, che si rivolge direttamente agli alunni, ricordando che l'utilizzo degli smartphone e dei social genera enormi potenzialità, ma espone anche a diversi rischi e che per farne un uso corretto e consapevole è necessario essere informati e responsabilizzati sulle tematiche del bullismo e del cyberbullismo. A seguire interviene Maria Cristina Rabbaglio, dirigente scolastica dell'Istituto Comprensivo Rita Levi Montalcini, che invita i ragazzi a prestare la massima attenzione e concentrazione nell'ascolto di voci di altre persone, diverse dai docenti, e di un argomento che sta particolarmente a cuore a tutti.
La storia di Carolina
Prende la parola Paolo Picchio, padre di Carolina e presidente onorario della Fondazione, a lei dedicata dopo la sua improvvisa scomparsa: il dolore di essere stata tradita da persone che considerava amiche, di essere stata profanata nella sua intimità e di essere stata ripresa a sua insaputa e data in pasto ai social e al web la spinsero a togliersi la vita il 5 gennaio 2013. Da quel momento il suo papà ha cercato di trasformare il profondo dolore di un'assenza così straziante in tenace e costante impegno ad incontrare ragazzi e giovani per raccontare la sua storia e far crescere la consapevolezza del rispetto dell'altro e della responsabilità delle proprie azioni.
La legge contro il cyberbullismo
Paolo si definisce solamente un papà, ma grazie alla sua infaticabile opera nel 2017 l'aula di Montecitorio ha votato all'unanimità il disegno di legge a tutela dei minori per la prevenzione ed il contrasto al cyberbullismo. E' la legge n. 71/17, dedicata a Carolina . Inoltre, la Fondazione da oltre un decennio opera a supporto delle famiglie, delle istituzioni scolastiche e delle comunità per favorire percorsi educativi e di prevenzione, che consentano ai più giovani di approcciarsi al web e ai social in sicurezza. “Un abbraccio vale più di 1000 like”, questo lo slogan dell'incontro.
Connessi con il cervello
I giovani partecipanti ascoltano con attenzione, in silenzio: le felpe colorate fanno da cornice al video, che viene trasmesso sullo schermo e che racconta nei dettagli la triste vicenda della studentessa novarese. Al termine della visione, Paolo Picchio riprende il discorso: “Voi siete la generazione di domani. Restate connessi con il cervello, quando siete connessi con la rete”. L'uomo parla con emozione e invita con enfasi i ragazzi a riferire se qualcuno li prende in giro, a parlarne con i genitori, gli insegnanti o con altre persone di cui si fidano. “Sapete che abbracciarsi per venti secondi rafforza il sistema immunitario? - afferma con convinta energia – Quando tornate a casa, abbracciate i vostri genitori”.
Fare esperienza
Un momento particolarmente gradito e partecipato attivamente dai ragazzi e dalle ragazze è stata l'interazione proposta dallo psicologo della Fondazione Davide Vassina con educate provocazioni, con un linguaggio comprensibile ai preadolescenti, attraverso domande perspicaci e risposte intelligenti, premiate con il lancio di un mattoncino Lego, come a lasciare un feedback in ciascuno dei presenti: ognuno può fare qualcosa, può partecipare in modo positivo, può costruire un pezzo di consapevolezza, di condivisione, di rifiuto degli atteggiamenti omertosi, può interrompere il circolo vizioso della denigrazione e può ricordare che dall'altra parte ci sono persone proprio come lui o lei.
Le parole fanno male
“Ciao o forse addio. Volevo solo dire un ultimo saluto. Perché questo? Beh, il bullismo, tutto qui. Le parole fanno più male delle botte, cavolo se fanno male, ma io mi chiedo: ma a voi non fanno male? Siete così insensibili? Credo che anche a voi farebbero male, ecco, allora perché lo fate con me? Spero che adesso siate un po' più sensibili sulle parole, non importa in che lingua, il significato è lo stesso. Addio”. Questo è l'ultimo messaggio, scritto da Carolina e inciso nel cuore di suo padre: è così lucido, attuale e spiazzante. Ci parla oltre le parole, ci sferza e ci ricorda che momenti di riflessione e di incontro, come quello di oggi, sono necessari e devono essere moltiplicati.