23-01-2021 ore 19:25 | Cultura - Tradizioni
di Claudia Cerioli

Il vescovo festeggia i giornalisti sulle orme di padre Alfredo, missionario e cronista

Giornalisti sulle orme di padre Alfredo Cremonesi, missionario e cronista. Martire della diocesi di Crema. E' quanto racchiude la lettera inviata la vescovo di Crema Daniele Gianotti in occasione della memoria di san Francesco di Sales patrono dei giornalisti. Tradizionalmente era previsto, in questa solennità, un momento di preghiera e incontro. Quest’anno, a causa del Covid, tutto è stato rinviato. Il vescovo non ha comunque mancato di celebrarne la memoria ricordando l’appuntamento dello scorso anno organizzato alla viglia della partenza per il pellegrinaggio in Myanmar, sui luoghi di missione e martirio di padre Alfredo Cremonesi, beatificato pochi mesi prima.

 

‘Missionario e amante della comunicazione’

“Padre Cremonesi -sottolinea il vescovo- è stato un missionario e martire amante della comunicazione, del giornalismo. Ha scritto molto per le riviste missionarie, e per l’agenzia di informazione missionaria Fides, fondata nel 1927, e della quale era uno dei corrispondenti. A Crema mandava regolarmente informazioni sulla sua attività missionaria e sulla situazione del suo paese, anche per chiedere aiuto e sostegno”. Nei suoi scritti, padre Alfredo evidenziava come il lavoro dei missionari e dei giornalisti fosse legato a qualcosa di “non duraturo”. “Del resto - diceva - non è nemmeno il nostro scopo”.

 

Le notizie sono effimere

Su questo concetto monsignor Gianotti si è soffermato a riflettere per la giornata dedicata all’informazione. “Davvero il missionario e il giornalista sono accomunati da questa caratteristica, di non dover nemmeno sognare di produrre un qualche cosa che duri?”. Il missionario ha il compito di trasmettere il vangelo e di creare comunità cristiane. Queste ultime poi dovranno imparare a muoversi in autonomia, verso nuove frontiere della missione. Lo stesso vale per il giornalista. Una figura che “va il più delle volte di fretta per dare notizie e per competere nella modernità fluida, fatta di cambiamenti repentini.

 

In prima linea

“Il giornalista è consapevole che ciò che scrive non durerà nel tempo. Non si aspetta che i suoi testi finiscano accanto a quelli di Shakespeare, di Proust, di Dostoevskij. Eppure non è per questo meno prezioso”. Fa poi accenno alla pandemia, in cui si è assistito quasi a “un’overdose di notizie. Grazie alle quali tuttavia si è potuto vivere questo anno drammatico”. Il lavoro di giornalista è stato riconosciuto tra quelli essenziali per la società e come tale doveva dunque continuare, anche quando tutto il resto, o quasi, si è dovuto fermare.

 

Concetto di provvisorio

Conclude con la spiegazione del concetto di “provvisorio”, “non destinato a durare”. Questo non significa qualcosa che, allora, può essere fatto male, alla leggera, in modo approssimativo o addirittura scorretto. Un articolo è come il pane: dura solo oggi, domani sarà già vecchio: ma ci aspettiamo che per oggi quel pane sia buono e, se così è, ne saremo riconoscenti al panettiere”.

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