22-10-2021 ore 18:45 | Cultura - Arte
di Andrea Galvani

Sirene alate, satiri e baccanti, il mostro che libera e spalanca la dimensione dell'oltre

No, non fatevi ingannare da Félicien Rops e dalla sua conturbante Sirène ailée. Dalla sua sirena alata con canini vampireschi e la coda di pesce, che mentre vi fissa scandisce il motto di Poulet-Malassis: ‘Non hic piscis omnium’. L’editore di Baudelaire voleva darsi un tono e scherzando (forse non troppo), mettere in chiaro le cose: queste non son cose per tutti, ma per “pochi felici”. Al contrario, le sale Agello sono accoglienti. E una visita (ma molto meglio sarebbe tornarci più volte) all’esposizione Mostri, la dimensione dell’oltre, è caldamente consigliata. In mostra, gratuita, fino al 12 dicembre vi aspettano 78 artisti ed oltre 100 opere. Disegni, incisioni, xilografie. Come spiega l’assessore alla cultura Emanuela Nichetti “un viaggio dentro la figura del mostro, figura di accesso ad una dimensione alternativa”. Ecco quindi che “tutti gli aspetti del fantastico e del mistero sono concepibili”. Dall’amore del difforme fino al mostruoso liberatorio di Maurice Sendak (di cui Edoardo Fontana argomenta dettagliatamente in catalogo).

 

La fluttuante realtà

Cosa sia è presto detto. Si tratta di un viaggio fantastico dal 1857 alla nostra attualità. Opere prodigiose, frutto d’ispirazione letteraria e di profonda critica, denuncia sociale, prodotte da mani estremamente raffinate e menti davvero molto sagaci. Spesso addirittura sprezzanti del pericolo. Perché l’ordine costituito e la morale sono sempre in agguato. Adorano lo scabroso ma se ne vergognano. Pertanto lo vorrebbero solo per loro. In esposizione arte tanto libera e fresca da attraversare secoli, mode e confini. Si parte con le Fiandre e si toccano Inghilterra e Belgio, Olanda, Germania, Francia, Austria, Svizzera. Naturalmente anche la nostra Italia, con un Moroni talmente magnifico (per ingegno e soggetto) da lasciare senza parole. Immergendosi nell’altro, accogliendo quella che la curatrice Silvia Scaravaggi chiama “realtà fluttuante”, si viene cullati da questo universo di arte grafica e libri illustrati; ci sono la letteratura e la cronaca, il simbolo e il perturbante. L’irrazionale. L’eleganza e la brutalità, la polvere e il fumetto. Finalmente svincolati dalle ristrettezze del ‘confortevole’ e del ‘comodo’, abbandonato il “geometrico razionalismo”, passeggiando da un ambiente all’altro possiamo addentrarci nelle meravigliose terre dell’inconscio.

 

Ironia e tecnica

E accompagnati dallo storico dell’arte e collezionista Emanuele Bardazzi, per tramite del suo accento toscano, ci lasciamo quindi sedurre con piacere da satiri e baccanti. Vorremmo sfiorare quelle cornici che esaltano l’opera e le calzano a pennello, ci tratteniamo a stento dal seguire con la punta delle dita le morbide forme delle figure. E alla mente si affacciano le mille prove e gli infiniti studi che devono aver compiuto questi maestri per poter tradurre nella materia tanto ritmo e tanto significato. Salendo al piano superiore dell’esposizione ci ritroviamo ormai completamente immersi nella scena. E vorremmo toccar con mano la consistenza della carta, respirare i profumi degli inchiostri, ascoltare con gioia, la carezza di pastelli, matite e nel caso, rabbridivendo, lo stridio oppure il sibilo e lo schiocco di bulino e punta secca. Già, non è per tutti, questa mostra, ma è di tutti. Un patrimonio che ci consente di specchiarci in ciò che più temiamo. E di affrontarlo con un sorriso appena accennato. Dandolo poi in pasto all’ironia. Purché sia con Claudio Magris: “L’ironia come difesa dall’idolatria, come espressione di amore e libertà”.

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