22-07-2021 ore 19:41 | Cultura - Tradizioni
di don Emilio Lingiardi

La quarta domenica di luglio è la festa dei nonni: ricorrenza istituita da papa Francesco

In Italia, per iniziativa del presidente Ciampi, si ricordano i nonni il 2 ottobre, festa degli angeli custodi: immagine plastica per indicare la missione che i nonni hanno nell’accompagnamento dei nipoti nella vita, con cura e premura, con attenzione e tenerezza. Il papa, memore dell’insegnamento che sua nonna Rosa gli ha dato nei primi anni della sua esistenza, in Argentina, ha deciso per tutta la Chiesa la festa dei nonni la quarta domenica di luglio, il giorno più vicino (26 luglio) al ricordo dei nonni di Gesù bambino: Gioacchino ed Anna.

 

Il tragitto del capro espiatorio

È la prima volta quest’anno che si farà memoria degli antenati del bambino e degli anziani delle nostre famiglie. Di Anna e Gioacchino non abbiamo notizia nei vangeli canonici, ne parlano solo i vangeli apocrifi (non declamati nella liturgia), soprattutto il protovangelo di Giacomo. Uomo molto timorato, a Gerusalemme, Gioacchino era fedele a tutte le leggi mosaiche e condivideva con la moglie la sofferenza di non avere figli, ritenendosi pertanto, com’era la fede ebraica, fuori della benedizione divina. Un giorno, desolato e amareggiato, ha salutato la città e la moglie e percorrendo il tragitto del capro espiatorio, si è ritirato nel cuore del deserto di Giuda, desideroso soltanto di morire. Un angelo gli apparve per consolarlo e lo invitò a tornare a casa, a unirsi alla moglie perché avrebbero avuto una bambina molto importante nel disegno di Dio. L’incontro tra Gioacchino ed Anna, davanti alla porta delle pecore o dei leoni, nella città santa, è descritto con le stesse parole con cui Omero, nell’Iliade, descrive l’incontro tra Andromaca ed Ettore alle porte Scee di Troia. Non c’è contrasto tra Gerusalemme e Atene, perché l’amore è una dimensione universale, che appartiene a tutta l’umanità. Da loro nasce Maria, seguita con tanto affetto fino alla nascita di Gesù nella grotta di Betlemme. (Nell'immagine la scena dipinta da Giotto, nella cappella degli Scrovegni di Padova).

 

La catena delle generazioni

Questa tradizione vuole che i nonni di Gesù bambino siano presenti a Betlemme e lo seguano con tanto affetto e dedizione, completando l’educazione di Giuseppe. Ecco perché i nonni sono la memoria delle nostre radici, della nostra storia, che va conosciuta dalla loro esperienza e conoscenza e arricchita poi dalla nostra responsabilità: un ragazzo che non ha memoria non ha nemmeno futuro. L’augurio più bello che possiamo fare alle nostre famiglie è di non rompere la catena delle generazioni, ma di incoraggiare i nonni ad essere accanto ai loro nipoti come custodi della loro vita e come artefici di una crescita in umanità con tanta attenzione e tenerezza.

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