21-10-2021 ore 16:22 | Cultura - Incontri
di Gloria Giavaldi

Raffaele Capperi, da 'Tu si que vales' a Salvirola 'con gentilezza' contro il bullismo

La violenza non serve. La gentilezza, sì. Salva e cambia a piccoli passi. Si infila nella quotidianità, genera sorrisi. Profuma di forza con semplicità. Per questo “siate gentili”. Lo ha ripetuto più e più volte Raffaele Capperi, star di Tik Tok e Tu si que vales, ospite ieri sera del Comune di Salvirola e della scuola primaria Dante Alighieri presso il salone dell'oratorio don Bosco, incalzato dal giornalista Alex Corlazzoli. Il suo libro Brutto e cattivo, il suo primo libro edito da De Agostini, sbuca tra le mani. In copertina una lacrima si alterna al sole. Come nella vita, il dolore si infila tra i sorrisi. Poi c'è il bullismo, che i sorrisi li ammazza. Insieme alla consapevolezza di sé. “La cosa più grave – ha detto il sindaco di Salvirola Nicola Marani- è che spesso le prevaricazioni sono opera di adulti. Che esempio diamo ai più giovani?”. La storia di Raffaele Capperi è emblematica. “L'ignoranza è una brutta bestia e soprattutto non ha limiti” ha detto in apertura dopo aver incontrato per tutta la giornata i bimbi delle scuole primarie di Salvirola ed Izano. Tra parole fuori posto, attimi di silenzio che “ancora oggi fanno paura, ho scelto, anche grazie all'amore della mia famiglia di dare più peso alla mia vita. Di scegliere di chi circondarmi ed allontanare chi mi ha fatto male”.

 

Lo specchio

Non è mancanza di coraggio. Piuttosto, desiderio di continuare a camminare. “Di continuare a vivere, accogliendo la paura. Oggi sono fiero di ciò che sono”. Anche con la sindrome di Treacher Collins. “Comporta difficoltà di respirazione, malformazioni al volto e problemi uditivi. Ho cominciato a sentire per la prima volta a 19 anni. Ricordo i fruscii, il rumore dei miei passi ed il suono delle campane. Pareva che le persone urlassero”. Il silenzio oggi fa paura: “resta un limite. Ora che so cosa significa sentire non vorrei più tornare indietro”. In effetti, Raffaele non riesce a stare zitto, riempie la sala di parole. La sua storia in breve tempo catalizza l'attenzione. “Sono una persona sincera: sono qui a dirvi che oggi sorrido, sono felice e fiero di ciò che sono”. Ma non è sempre stato così: “l'accettazione di se stessi è frutto di un percorso, pieno di difficoltà. Da ragazzino pensavo che la bellezza fosse quella estetica. Forse per come ero e per come gli altri mi facevano sentire avevo paura dello specchio. Di vedermi riflesso nello specchio”. Brutto, agli occhi degli altri, “perché diverso”. Ma non cattivo, “cattivo non lo sono mai stato. Non ho mai risposto alla violenza verbale con altre violenza. Ho preferito incassare. In silenzio”. Ora le cose sono cambiate: “ora so che la mia vita vale, che la bellezza sta nell'anima e bisogna prendersene cura”.

 

Accettarsi

Ché la vita vale. “Sempre. In ogni situazione”. “Il destino che ci viene assegnato non va spezzato. Non è sempre facile. Per me non è stato sempre facile. Ho fatto i conti con la depressione. Ho toccato il fondo e ho anche pensato di farla finita. Ma poi ci ho voluto credere. Sono riuscito ad accettarmi. Ad accettare gli ostacoli ed il mio corpo, che altro non è che l'abbigliamento per affrontare la vita. Per vivere il dono più bello che ci viene dato”. Sempre. “ Lo racconto e racconto che vivere diviene ancora più bello se il mondo è abitato da persone gentili. Ecco perché ve lo raccomando: siate gentili”. La diversità non va giudicata, “va accettata. Cerco di raccontarlo ogni giorno per dare un sostegno alle persone che hanno bisogno di un incoraggiamento”.

 

Il domani

Oggi Raffaele è un punto di riferimento per molti ragazzi “anche se non credo di aver fatto nulla di particolare. Se non averli ascoltati. Averli valorizzati”. A volte ciò che serve è proprio questo: “è sentirsi parte”. Della vita, di un progetto, del domani. “Continuerò su questa strada. Mi piacerebbe poi creare un'associazione per il contrasto al bullismo e per alimentare la ricerca sulla mia malattia. Gradirei anche poter provare l'emozione di essere importante per qualcuno diverso dalla mia famiglia. Non l'ho mai potuto provare e mi manca. Sento un vuoto. Vorrei farmi una famiglia tutta mia”.

 

L'arma più potente

Con la mente viaggia, Raffaele. Poco dopo, però, torna a vivere un passo per volta con la gentilezza sottobraccio. “Non è debolezza, non è fragilità. È gentilezza: è l'arma più potente”. Per smetterla di sopravvivere ed iniziare a vivere davvero. Con il rumore dei passi di chi avanza nelle orecchie. “Bisogna combattere – scrive nel libro – contro la mancanza di sentimento. Sono gentile perché spero che anche gli altri lo siano. Sono gentile perché il mondo ha bisogno di gentilezza”. E, allora, gentili cerchiamo di esserlo davvero.

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