21-01-2022 ore 20:33 | Cultura - Arte
di Gloria Giavaldi

Crema. Esperienze di empatia e cura. L'arte affronta il Parkinson: non chiamatemi morbo

Mani che si intrecciano, l'amore si racconta. È l'arte di vivere e di prendersi cura di chi vive con il Parkinson. È stata inaugurata oggi nella galleria arte del teatro san Domenico Non chiamatemi morbo, la mostra fotografica parlante allestita a Crema per volontà dell'associazione Tartaruga e grazie al contributo di diverse realtà locali. Il dolore si intreccia alla speranza, al desiderio di combattere, di vivere, di sperimentare. L'obiettivo viene chiarito subito dal presidente dell'associazione Marco Mantegazza: “combattere lo stigma, aiutare i malati a trovare un motivo per continuare, per uscire di casa”. Le immagini di Giovanni Diffidenti “raccontano storie. Celebrano l'attimo, ma spiegano ciò che c'è stato prima e ciò che avverrà dopo”. Si intrecciano alle parole di Lella Costa e Claudio Bisio. “Questa mostra è un'opportunità per la nostra città” ha detto il sindaco Stefania Bonaldi “ci consente di riflettere e di sorridere, di incontrare esempi di resilienza e resistenza. In questi anni la nostra città ha conosciuto persone con questa malattia che hanno realizzato vere e proprie imprese sportive e ci hanno insegnato che alle avversità della vita è importante reagire”.

 

Storie di vita

Il medico neurologo Michele Gennuso, promotore tra gli altri dell'iniziativa, ha focalizzato l'attenzione sulla capacità che “l'esposizione ha di stimolare nell'opinione pubblica una riflessione sul limite, sulla cura, sull'attenzione, ma anche sul desiderio di ciascuno di vivere da protagonisti”. La patologia di Parkinson interessa in Italia quasi 400 mila persone. “Sempre più spesso viene diagnosticato anche in giovane età”. In questo caso si parla di Parkinson giovanile. “La presa in cura deve essere sempre più multidisciplinare e deve valorizzare il ruolo dei caregiver”. Anche per questo la mostra li racconta. Tra le 48 fotografie per 40 storie si intrecciano esperienze di vita e di cura, di amore ed empatia. “Le immagini – spiega il presidente di Conferederazione Parkinson Italia Giangi Milesi – sono state realizzate da un professionista che è entrato in punta di piedi nella vita delle persone, solo dopo che si è pulito le scarpe”. Si è fatto spazio “in un mondo frammentato quale è quello delle persone con la malattia di Parkinson” ed è riuscito a "creare una consapevolezza, di ciò che è il Parkinson e di ciò che sono le persone. Ho voluto questa esposizione fortemente non solo per una finalità prettamente informativa, ma per celebrare le storie ed abbattere lo stigma. Inaspettatamente ha avuto molto successo ed ha mobilitato il mondo dell'associazionismo”.

 

L'importanza della rete

Dopo la prima al Piccolo di Milano ha girovagato per l'Italia, nonostante il Covid. E ha raccontato la verità. “Ha creato una rete, che è fondamentale in un mondo frammentato come il nostro”. In questa direzione va anche la piattaforma help network, presentata proprio oggi in una conferenza online. Riunisce i centri italiani che si occupano di Parkinson. Ha come capofila l'università degli Studi di Brescia. Mira non solo alla raccolta di dati, “richiede un ruolo attivo ai pazienti e alle famiglie. Affinché possano condividere”. La mostra sarà visitabile fino al 30 gennaio secondo i seguenti orari dal martedì al venerdì dalle 16 alle 19 , il sabato e la domenica dalle 10 alle 12 e dalle 16 alle 19. Ingresso gratuito con super green pass. Prenotazione obbligatoria cliccando qui. Per informazioni si può inviare una mail a [email protected] o chiamare il numero 3388880812 o 3341840890. Si consiglia di scaricare preventivamente l'app Non chiamatemi morbo e di portare con sé degli auricolari.

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