20-12-2019 ore 15:30 | Cultura - Tradizioni
di don Emilio Lingiardi

L’albero della vita: primo simbolo del Natale capace di unire le Chiese della cristianità

In questi giorni in tutte le città del mondo sono stati accesi gli alberi di Natale, abbelliti da luci sfavillanti e addobbati da ornamenti variopinti. Per qualcuno è un’usanza che non appartiene al Cristianesimo, in quanto – così si pensa – l’albero ha una radice pagana, mentre il presepio è l’unico simbolo adeguato al tempo che stiamo vivendo. Per altri l’albero è solo un’usanza nordica, tipico dei Paesi del nord Europa, che gradualmente ha occupato anche le nostre abitudini. L’albero è un simbolo natalizio profondamente biblico, che ha accompagnato l’Occidente fino al 1223, quando san Francesco fece il primo presepe a Greccio e sta accompagnando ancora oggi le chiese ortodosse e slave, separate dalla Chiesa di Roma dal 1054.

 

L’acero della culla

Ecco il valore profondamente religioso dell’albero: l’Adamo della Terra, attorno all’albero dell’Eden, ha rivelato la sua diffidenza e sfiducia nei confronti dell’amore di Dio e con questa scelta ha portato nel mondo la morte. Nella pienezza dei tempi, il nuovo Adamo, Gesù di Nazareth, con la sua obbedienza filiale a Dio padre, porta nel mondo la vita, appeso all’albero della croce anticipato dall’acero in cui è stato adagiato nella mangiatoia di Betlemme. L’albero poi evidenzia tutta la Storia, che parte da Abramo (1850 a.C.) e arriva fino a Gesù: è l’albero genealogico, dove accanto alle radici i rami rappresentano le varie generazioni.

 

Le tronc de Jessè’

Memori di questi due significati, gli artisti nel 1100 hanno abbellito la basilica della natività di Betlemme con stupendi mosaici, ora ripuliti (nell'immagine sopra). Mosaici che raffigurano alberi genealogici con le scritte in greco dei primi Concilii ecumenici che hanno trattato l’identità di Gesù. Un ultimo particolare si vive soprattutto a Betlemme, dove le massaie ricordano la profezia di Isaia, che annunciava come il Messia sarebbe sgorgato dall’albero di Yesse (papà di Davide) e pertanto, come dolce, preparano il ‘tronchetto’ chiamato da loro ‘Le tronc de Jessè’ con cui festeggiano il Natale e nelle visite di cortesia le varie famiglie si scambiano questo dolce. Perfino le donne musulmane che per varie ragioni vanno a visitare le famiglie cristiane, si impegnano a preparare questo ‘tronco’ con molta cura e dedizione, rivestendo il pan di Spagna con cioccolati e arricchito con casette e ornamenti che abbelliscono il dolce. Sopra l'albero di Yesse nel duomo di Monza.

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