


Giornata mondiale della gentilezza, 13 novembre. E chi se n’era accorto? Forse qualche brava maestra che da tempo aveva programmato un percorso per avviare i bambini alla buona educazione. Ma al Caffè filosofico di Crema, in occasione dell’abituale incontro mensile, è risultato chiaro a tutti. Si parla di Silenzio degli Addii. Duccio Demetrio, docente universitario e fondatore della Libera Università dell’Autobiografia di Anghiari, si rivolge al pubblico in tono colloquiale, apparentemente semplice, decisamente gentile. Studi ed esperienza del relatore generano un discorso aforismatico ma non frammentario, ricco di immagini d’una umanità dolente. Grazie alla sirena della poesia, i presenti ammaliati rivedono i fotogrammi dei propri addii, si interrogano su ciò che hanno fatto, o non hanno fatto e avrebbero dovuto fare.
Poesia e filosofia
La poesia accanto alla filosofia. Che ci fanno insieme? Possono fare di tutto: quando l’una consola, l’altra disincanta. Quando la seconda si abbatte, la prima viene in soccorso aprendo un varco nella nebbia della ragione. Quando la razionalità distrugge i sogni, la fantasia te ne mostra il fascino. Quando le emozioni creano un fardello troppo pesante, la mente ti rassicura sulla possibilità di sopportarlo, perché l’essere umano è capace di risollevarsi.
Il vizio della memoria
Il concentrato della relazione si fonda sulla memoria, quella dea Mnemosyne, figlia del Cielo e della Terra e madre delle Muse, senza la quale sparisce la nostra stessa identità. Coltivare la memoria è il chiodo fisso dei vecchi, che ripetono gli stessi aneddoti e le stesse storie di vita fino ad estenuarci. Non futile gioco, ma necessità di mettersi alla prova per conservare il ghiaccio che fra le mani si scioglie, e riattizzare il fuoco di antiche passioni. Mnemosyne ispira l’Università di Anghiari con cui il Caffè filosofico di Crema intende istituire un gemellaggio. Qualcuno ha detto che la memoria attiene alla mente, e per questo è più fredda del ricordo, che sgorga caldo e colorato dal cuore. Riedizione del pascaliano binomio esprit géométrique ed esprit de finesse, memoria e ricordo vanno a braccetto nell’essere sano che con saggezza utilizza l’uno e l’altro in modo alterno e paritetico. Razionalità fredda e intuito emozionale si scambiano frecciate. E se “il cuore ha ragioni che la ragione non capisce”, anche la ragione ha argomenti che il cuore deve ascoltare, perché alla fine dobbiamo “farcene una ragione”, e arrenderci davanti all’evidenza di un addio definitivo.
Ricordare, rammentare, rimembrare
Ma qualcun altro ci avvisa che la ricchezza della lingua italiana fornisce pure un trinomio fatto di ricordare, rammentare e rimembrare. Sì perché, oltre a cuore e mente, noi siamo un corpo fatto di membra. Leopardi, sensista maestro di rimembranze, sprofondandovi con tutto se stesso ne traeva capolavori immortali. Serbare informazioni di eventi, persone, cose del passato è infatti compito anche del nostro corpo, sollecitato a riattivare immagini e sensazioni di un passato remoto che non sopporta d’essere cancellato con un clic. Quante volte, tornando dopo molti anni nel luogo dove un tempo accadde qualcosa di significativo per noi, abbiamo avuto la nettissima impressione di riascoltare parole, rivedere volti, perfino gustare il profumo di fiori notturni nel tripudio d’una estate mediterranea. Quante volte abbiamo rivisto l’espressione sofferente ed implorante di una madre, di un padre malato, quando la nostra sventurata impotenza inventava sotterfugi per sottrarli all’oblio con una musica, un nome, lo schizzo di un profilo. Senza voler essere Proust, avvertiamo riemergere colori, suoni, visi a noi cari, sollecitati da particolari poco significativi: una qualsiasi serata nei giorni di vacanza, la visita di un amico venuto da un altro Paese per presentarti i suoi figli, lo sguardo di chi ti sta seduto di fronte mentre gli racconti ciò che accadde cinquant’anni fa, e di cui nessuno si rese conto, perché privo di importanza nell’economia dell’universo. Un’esperienza cenestesica coinvolge tutte le nostre membra, fibre, nervi, muscoli, organi di senso che danno senso a ciò che di per sé non ne ha.
L’ossessione della scrittura
Grazie a Duccio Demetrio, che invita a camminare, pensare in silenzio, e non trascurare l’ossessione di scrivere. Non disponiamo di un Socrate a cui rubare dialoghi, ma ciascuno di noi è un microcosmo aperto verso gli altri e verso il mondo. Irripetibile. Prezioso. Non lasciamolo sprofondare e disseccare: coltiviamolo.