20-04-2022 ore 20:43 | Cultura - Incontri
di Gloria Giavaldi

Diego Dalla Palma ospite al Rotary Crema: 'essere se stessi, ecco la vera bellezza'

“Credo che la bellezza abbia molto a che fare con la verità, con il coraggio di essere se stessi. E con il dolore”. Non è effimera, è radicata negli abissi dell'essere. Non è “il rossetto rosso”. È sentirsi bene con quel rossetto rosso. È la luccicanza che si riconosce negli occhi oltre il buio dell'esistenza. “E' l'alba che inizia nel profondo della notte”. Ospite al Rotary Crema, invitato dal socio Renato Ancorotti, il truccatore Diego Dalla Palma ha spiazzato tutti: “non so definire la bellezza, ma so cosa non è la bellezza. Non è omologazione, non è emulazione. Ecco, forse, è individualità, singolarità. Essere singolari è bello, costa fatica, ma è il più bel vaffanculo al mondo”. Ai concetti filosofici alterna parolacce, alle riflessioni istanti di vita vera, in un'altalena di emozioni che diventa metafora della vita. “C'è bellezza anche nel dolore. Io, ad esempio, non mi sono mai sentito un uomo bello, ho sempre percepito i difetti del mio corpo. Ho vissuto momenti drammatici. Poi ho risolto tutto con la forma più alta di bellezza: il perdono. Ho perdonato tutto e tutti. Forse, semplicemente, sono diventato consapevole. Oggi non sono contento perché ho avuto successo, ma perché ho avuto la possibilità di riconoscermi, di essere me stesso. Il successo consiste nell'invecchiare rimanendo se stessi”. Per mano “alla curiosità, alla geografia e ad un pizzico di follia”.

 

La fatica della luccicanza

Oggi Diego Dalla Palma ha 71 anni. I lineamenti del viso non lo confermano. La vitalità lo rende giovane. “La bellezza è esserci. Così”. Dopo la povertà dell'infanzia, il coma, gli atti di bullismo e le violenze subite in collegio. “Oggi sono consapevole. E la consapevolezza è un regalo che la vita fa. Non a tutti”. “Sono cresciuto in una famiglia di pastori. Da piccolo indossavo i vestiti usati dei miei parenti. A sei anni mi è stata diagnosticata una meningite fulminante. Sono rimasto in coma. Mi sono ripreso e ho cominciato a disegnare. Crescendo ho vissuto il mio essere effeminato come una condanna: nel Veneto di quell'epoca lo era davvero”. Poi il collegio e gli abusi. Infine la vita “con quella luccicanza che costa fatica, che devi guadagnare sul campo, ma che poi non se ne va più. È pace”.

 

Oltre la rabbia dell'esistenza

È la luce alimentata dal coraggio di vivere. “Oltre la rabbia dell'esistenza”. È il desiderio quotidiano di scardinare le convenzioni per affermare la propria originalità. “Il mondo della cosmetica oggi dovrebbe fare un po' come il mondo della moda. Dovrebbe andare oltre, muovere acque stagnanti. Dice un proverbio pugliese dove manca natura arte procura. Ecco la cosmesi dovrebbe ripartire da lì”. Dovrebbe ricercare. Come quella donna, “mia mamma”, che “alle tre di notte, al lavoro, non rinunciava mai al suo rossetto rosso. Era sinonimo di femminilità. La faceva sentire bella: la faceva sentire bene”. La bellezza viene da lì: “dal voler trasmettere qualcosa, semplicemente vivendo”. Per il presidente del club Antonio Agazzi “questa conviviale è stata una sorpresa per tutti. Abbiamo parlato di bellezza a 360 gradi”. Di quella bellezza che, in definitiva, salva. E fa brillare.

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