20-03-2017 ore 18:17 | Cultura - Storia
di Sara Stefanovic

La flânerie. Crema, leggere tra le mura. L’origine delle porte e la loro incongruità

Passeggiando tra le vie della città di Crema notiamo vari edifici, strutture architettoniche o resti di esse che sono importanti testimonianze storiche: ma di quale epoca? Anche a un occhio poco esperto è evidente che certe strutture contrastano l'una con l'altra; l'esempio più immediato sono le mura della città e le sue porte. Quello che resta dell'impianto difensivo è un'importante testimonianza della cultura medievale: ogni città, infatti, era dotata di mura difensive e di porte costruite a mo' di fortezza, difese da ponti levatoi, cancelli e trincee esterne.

 

Posizione strategica

La posizione strategica della fortezza cremasca, situata vicino al fiume Po, che rappresentava un importante collegamento per raggiungere il mar Adriatico, aveva creato un sentimento di ostilità nelle città vicine. Da qui la necessità di mura difensive forti e alte. La cinta muraria fu spettatrice di vari avvenimenti, più di quanti noi riusciamo a immaginare, uno di questi è il ben noto assedio della città da parte di Federico Barbarossa, caratterizzato da atti di tremenda crudeltà, come il famoso episodio degli ostaggi cremaschi. Come mai le porte ci sembrano catapultate dal futuro visto il contesto di cui ci stiamo occupando?

 

Le porte e la croce

Ricostruiamo la loro storia partendo dalla cartina della città: vediamo una struttura peculiare che ricorda una croce. I due viali – il primo da via Mazzini e via XX settembre, il secondo con via Cavour e via Matteotti – si incrociano all'altezza del Duomo. Notiamo ora la presenza delle due porte agli estremi della città, una situata in piazza Garibaldi e l'altra in piazza san Giovanni XXIII. Tuttavia è evidente l’assenza agli estremi dell'altro asse nord-sud. Viene in nostro aiuto un'opera del XVI secolo, l'Historia di Crema di Pietro Terni. Durante l'assedio del 1159, le porte maestre erano quattro: Porta Serio (che prende nome dal fiume) era situata nell'attuale via Mazzini, nei pressi di via Civerchi; Porta Rivolta presso la piazzetta Caduti sul lavoro; Porta Ombriano all'altezza della parrocchiale di SS. Trinità e Porta Pianengo nei pressi dello sbocco di via Cavour.

 

La città aperta

La domanda sorge spontanea: che fine hanno fatto Porta Rivolta e Porta Pianengo? Con la ricostruzione della città sotto le direttive del Barbarossa, vennero assorbiti i borghi di san Benedetto e san Sepolcro. Le porte utilizzate con maggiore frequenza rimasero Porta Serio e Porta Ombriano, le altre caddero in disuso e vennero murate. Eppure la loro avventura non termina qui; durante la Repubblica Cisalpina (1803) venne decretato che Crema fosse città aperta e vennero quindi demolite le due porte. Un anno vennero fatte ricostruire, in pieno stile napoleonico; pur considerando la città aperta, rimase l'abitudine di chiudere le porte durante la notte, lasciando aperte solo le porticine laterali per permettere il passaggio dei pedoni. Dovremo però aspettare sino al 1959 per vedere l'ultima restaurazione, per mano di Abele Belletta che volle porre in evidenza il loro valore artistico.  Abbiamo dunque risolto il mistero dell'incongruità stilistica tra le porte e le mura di Crema, rimangono tuttavia altri segreti da scoprire riguardo a questa meravigliosa città.

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