20-02-2021 ore 19:38 | Cultura - Tradizioni
di don Emilio Lingiardi

Quaresima ai tempi della pandemia, "ascolta il cuore e rispondi al gemito di chi soffre"

L'immaginario comune, sollecitato anche dal peso che le nostre chiese hanno svolto nel ruolo educativo delle famiglie, limita il tempo della quaresima all'aspetto soltanto penitenziale: tempo di rinunce, di mortificazioni, di sacrifici. Le nostre mamme e nonne avevano una serie illimitata di “fioretti” da proporre in vista della preparazione alla Pasqua. La pandemia che da più di un anno è causa di sofferenza per tutti porta a definire questo tempo prolungato come una quaresima che non ha fine e che vede solo restrizioni, morte e dolore acuto. In questo clima allora è doveroso scoprire per il nostro essere uomini altre dimensioni nel periodo appena iniziato.

 

Tempo di silenzio

Troppe voci, amplificate anche dai nuovi mezzi di comunicazione come i social ci confondono, ci distolgono dalla ricerca della verità, ci distraggono da ciò che veramente conta e riempiono la mente ed il cuore di messaggi vuoti, contradditori, alienanti. L'esigenza del silenzio può provocare atteggiamenti di paura come sostiene il Leopardi nell'idillio “L'Infinito” composto 200 anni fa: “ove per poco il cor non si spaura”. Ma questo attegiamento di timore è superato dal discerdimento che ci porta a giudicare ciò che serve, ciò che costruisce, ciò che è utile alla crescita della nostra umanità.

 

Tempo di ascolto

È urgente ascoltare il nostro cuore, l'interiorità della nostra vita, la profondità del nostro essere per sentire la voce della verità che ci interpella: “dove sei?”. Per sentire le esigenze, i bisogni, i desideri che chiedono di essere esauditi e realizzati con forza, con coraggio, con determinatezza. Diceva già ai suoi giovani Sant'Agostino: “in interiore homine habitat veritas”. Ma non ci si deve limitare ad ascoltare le proprie voci pur vere e feconde, sarebbe solo un individualismo spirituale; ma è necessario ascoltare la voce del prossimo che mai come in questo tempo geme per la paura, per l'isolamento, per la solitudine legata ad esperienze personali o familiari di malattia, di morte e di lutto. È importante recuperare la carità dell'ascolto e del dialogo, magari quotidiano, con persone che sappiamo attendere una vicinanza calda, una compassione sincera, una tenerezza colma di fiducia e di speranza. Sulla tomba di Golda Meir, ho letto questo proverbio che può essere l'impegno di questo periodo: “parlare è di tutti, tacere è di pochi, ascoltare è dei generosi”.

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