19-12-2014 ore 18:29 | Cultura - Storia
di Simone Riboldi

Nascita e sviluppi del Museo civico di Crema e Cremasco. Dall’inaugurazione nel 1959 alla nuova sezione di Arte Moderna

Il Museo nacque, almeno da un punto di vista amministrativo, con l’assunzione di uno specifico provvedimento da parte del consiglio comunale, licenziato in data 13 gennaio 1959. Divenne completamente operativo il 26 maggio 1963, quando venne inaugurato in via ufficiale. Da allora, non ha cessato di evolvere, tenendo però sempre presente la funzione per la quale era stato creato, cioè, quella di conservare la memoria storica di Crema e del territorio circostante. Non per niente, infatti, i padri fondatori ebbero la felice intuizione di creare un museo che non parlasse solo alla città, ma fosse anche un punto di riferimento per conoscere l’evoluzione dell’intera plaga cremasca nel corso dei secoli.

 

La sezione delle macchine da scrivere

Fissando la nostra attenzione sull’ultimo decennio di vita va detto che la prima tappa di tale processo si è verificata nel 2005, quando il percorso museale è stato integrato con la costituzione della sezione relativa alle macchine per scrivere, degne testimoni del più recente passato industriale della città, sede di importanti stabilimenti (in ordine cronologico Serio, Everest ed Olivetti) per la produzione di macchine da ufficio. Nel 2007 è stata invece la volta della sala da Cemmo, ex refettorio conventuale: la prestigiosa sala, precedentemente utilizzata come sede di mostre, è stata attrezzata come luogo per conferenze. Oltre che dotare al museo di un ampio spazio per incontri e dibattiti l’intervento ha permesso ai visitatori di poter godere delle opere di Giovan Pietro da Cemmo nel loro originario splendore.

 

Le sale Agello e Cremonesi

La trasformazione subita dal salone da Cemmo non ha però privato il Museo di una sala per mostre temporanee di tutto rispetto. Anzi, proprio l’utilizzo come sala per conferenze dell’ex refettorio è stato reso possibile dalla realizzazione di una struttura espositiva (sala Francesco Agello), realizzata sempre nel 2007 negli ex Magazzini comunali. Nel 2008 si è invece provveduto al restauro della parte della collezione delle tavolette da soffitto ospitate in sala Angelo Cremonesi.

 

Le tredici piroghe

Nel 2010 è stata la volta dell’apertura di una nuova sezione, strettamente connessa alla sua collezione archeologica e chiamata ad ospitare quattro delle tredici piroghe (imbarcazioni monossili in legno utilizzate sia in epoca tardo-antica sia in epoca medievale) del Museo. La sala, oltre ad accogliere tali imbarcazioni, è arricchita da un apparato didascalico volto a far comprendere modalità di realizzazione e di utilizzo delle piroghe: per facilitare l’assimilazione dei concetti la sala è anche dotata di un gioco multimediale per facilitare la fruizione della sala ai visitatori più giovani.

 

La sezione di Arte Moderna

Venendo ad anni più recenti nel dicembre del 2011 sono stati inaugurati i nuovi ingressi del Museo (arricchiti dalla presenza di una caffetteria) e dal contestuale riallestimento della sezione archeologica, rivisitata, in collaborazione con la competente Sovrintendenza, tanto nei contenuti quanto nell’apparato didascalico messo a disposizione dei visitatori. Infine è di pochi mesi fa (maggio 2014) l’ampliamento della pinacoteca grazie alla realizzazione della sezione di Arte Moderna (SAM), che ospita le opere dei pittori locali e nazionali realizzate nel corso del XIX e nella prima metà del XX secolo.

 

Correnti artistiche

L’operazione ha consentito al pubblico di riappropriarsi di alcune sale chiuse da tempo e di poter visitare un percorso che si confronta con le maggior correnti artistiche degli ultimi due secoli. Bibliografia. Chi volesse approfondire le vicende legate alla trasformazione dell’ex convento di S. Agostino in Museo può consultare: Amos Edallo e il Museo di Crema, a cura del Gruppo antropologico cremasco, Crema, Leva artigrafiche, 2003.

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