19-05-2025 ore 20:39 | Cultura - Teatro
di Annamaria Carioni

La Compagnia delle Quattro Vie: dialetto, musica e memoria tra risate ed emozioni

Domenica 18 maggio ha debuttato la nuova produzione dell'Associazione Culturale e Teatrale “La Compagnia delle Quattro Vie” di Crema: nel salone dell’oratorio di San Bernardino fuori le mura un pubblico partecipe si è divertito ed emozionato, gustando l'ultima follia dell'affiatato gruppo. Pastocia, questo il titolo dello spettacolo,  è un mix di storie, canzoni, poesie e contributi video dalle immagini evocative. La musica folk popolare in dialetto cremasco la fa da padrone: tutti i brani sono stati scritti, composti ed arrangiati dai musicisti della Compagnia Simone Benelli (batteria e percussioni), Gigi Barbati (chitarra acustica), Bruno Denti Tarzia (basso) e Marco Sonzogni (chitarra elettrica e acustica).

 

Pastocia
Lo spettacolo si è proposto come un omaggio vivo e appassionato alla tradizione contadina e dialettale: i cantanti Lidia Sambusida, Maddalena Bettoni, Micaela Ghisetti ed Edoardo Zerbi si sono passati il testimone con grande entusiasmo; le poesie, composte da Morris Tacca e da lui stesso interpretate, hanno dato un tocco di intimità e calore, i siparietti comici di Carlo Patrini hanno strappato risate. Sul palco tre schermi hanno abbracciato la band, i cantanti e i narratori, facendo da sfondo scenografico e allo stesso tempo rivestendo un ruolo attivo nella narrazione. Come in un cinema d'essai hanno proiettato sequenze tratte dai tre film realizzati negli anni duemila dalla Compagnia: l'uccisione del maiale, la scartusada, la macinatura del grano, la polenta nel paiolo, rievocazioni storiche di momenti importanti della civiltà contadina, che hanno toccato la mente e il cuore dei presenti.

 

Testimoniare le radici
Gli amanti del teatro e del dialetto hanno tributato sinceri applausi: gli spettatori più avanti negli anni hanno avuto modo di rivivere momenti della loro quotidianità di una volta, mentre i più giovani hanno potuto conoscere aspetti della tradizione, che rischiano di essere dimenticati. Lo spettacolo ha girato con un buon ritmo e l'affiatato gruppo amatoriale, cantanti, supprotato dai tecnici, Walter Dedè e Antonio Cambiè, sotto l'attenta regia di Giovanni Egidio Lunghi e del suo braccio destro Margherita Manni, ha dato il meglio di sé: quale modo migliore per festeggiare ben trent'anni di ininterrotta attività?

 

Gli esordi
Dall'estate del 1995, quando si è costituita formalmente davanti ad un notaio, ad oggi quasi ogni anno l'associazione ha sfornato un nuovo lavoro. Dalla prima commedia “La zia Carola” di Serafino Corada, alla lunga serie di commedie dialettali, frutto della collaborazione con la poetessa e autrice Tina Sartorio Bassani, gli amici delle Quattro Vie non si sono mai fermati: “I sfulac”, “An nigol da memorie”, “Al Prucès”, “Tira, mola e mesèda” e “Martì e le so done” hanno raccontato uno spaccato della vita della città e della campagna, dei mestieri di una volta, di come trascorreva la vita in famiglia, con precisa attenzione alla ricostruzione storica degli eventi, dei luoghi e dei personaggi.

 

Le storie a colori
Dopo i primi anni di rodaggio, la Compagnia ha iniziato a ideare da sé i suoi copioni teatrali: “L'amor l'è mia pulenta”, “Pocia e codighe”, “San Furment” e “Pulenta”, scritti a tre mani da Giovanni Egidio Lunghi, Nadia Manclossi e Nicola Gaudenzi, hanno segnato l'inizio dell'ambizioso progetto, denominato “Storie a colori”. Dagli spettacoli teatrali, portati in tour per più di tre anni, sono stati prodotti tre film, veri e propri documenti storici, regalati alla città e al territorio: per mesi i membri dell'associazione hanno dedicato gran parte del loro tempo libero a seminare e raccogliere a mano il granoturco e svolgere tante altre attività, esattamente come venivano fatte una volta, per ricostruire fedelmente la civiltà contadina e poterla tramandare alle generazioni future. Queste sono le immagini che sono state mostrate sugli schermi.

 

In nomine Patris
Dopo aver sperimentato anche commedie liberamente tratte da testi di Carlo Goldoni, Jean Giraudoux e Sergio Tofano, la Compagnia si è dimostrata recidiva: è tornata a cimentarsi con un film sulla figura di San Giuseppe, "In nomine Patris", anche stavolta partendo dalla rappresentazione teatrale “Joseph, l'ombra del Padre”. Il nuovo lavoro “Pastocia” racchiude tutte le sperimentazioni testate nel tempo: c'è il dialetto, molto ben recitato e curato nei dettagli da Giuliana Guerini, c'è l'accompagnamento di una musica popolare coinvolgente, ci sono i video, che hanno il potere di far rivivere il passato in modo vivido ed emozionante e di ricordare Donata, Enrico e Michela, attori e attrici che non ci sono più, ma che continuano a vivere in queste immagini e nel cuore degli amici della Compagnia cremasca.