19-01-2022 ore 11:03 | Cultura - Arte
di Gloria Giavaldi

Hybris, superbia, usura, vanità e riflessione: la mostra di Arrivabene per capire il presente

Un monito per se stesso, una riflessione sui principali significati della hybris greca fino ai nostri giorni. Dalla superbia, all'usura, alla vanità fino al riconoscimento, alla confessione. Alla rinascita. È un viaggio nel profondo quello composto da Silvia Scaravaggi con le opere di Agostino Arrivabene per ripensare gli usi della società contemporanea e i modi di affrontare il presente, con uno sguardo agli esempi della tradizione che attraversano la storia della mitologia, della religione, dell’arte e della letteratura. Superbia inaugura al museo civico di Crema e del Cremasco sabato 5 marzo alle ore 18. Sarà visitabile fino al 3 aprile. È prodotta dal museo in collaborazione con Azimut capital management ed è accompagnata da un catalogo con testi della curatrice Silvia Scaravaggi e della studiosa Elena Alfonsi, edito dal museo con la direzione creativa di Edoardo Fontana.

 

Tempo di riflessione

La mostra si compone di trenta opere tra dipinti, disegni, studi preparatori e vanitas. Il nucleo principale dell’esposizione è formato dal trittico Le due morti, realizzato tra il 2020 e il 2022, composto dall’omonimo dipinto e da due quadri inediti Usura e l’inaudibile II e dalla tavola Purgatorio, canto XI (I superbi), creata per il ciclo pittorico dedicato alla Divina Commedia di Dante Alighieri, fino a oggi inedita e qui esposta per la prima volta insieme agli studi preparatori. Il tema dell'hybris ha interessato Arrivabene nell'ultimo biennio. Una selezione di quattro opere conduce nei meandri della riflessione: Verbo, immagine guida dell’esposizione, Il mio nous manifesto, La crisalide II e Contra mundum, tutti dipinti del 2021.

 

Gli esordi

Competano l'esposizione alcune opere appartenenti agli esordi dell'artista. A partire dalla fine degli anni Ottanta del Novecento, l’artista si concentra sulla figura dell’androgino, sulla simbologia nel mito e sulla trilogia come spesso evocato in alcune opere, tra cui la iconica pala lignea La custode dei destini del 1987, esposta per la prima volta al pubblico in questa mostra. Qui la trilogia, incarnata nelle figure di Atena, Odisseo e Orfeo, si impone come archetipo di una disamina che l’artista svolgerà nel corso degli anni sui significati e i misteri della vita e, soprattutto, della morte. Ancora una triade è riproposta nel gruppo di Nyx insieme ai figli Thanatos e Hypnos, questa volta risolta nella potente opera I figli di Nyx del 1993, rappresentata anche da un ciclo di tre disegni.

 

I maestri

Il rapporto con la morte, il dialogo tra divino e umano, la connessione tra l’artista e i grandi maestri assurti a punto di riferimento (Leonardo da Vinci , Michelangelo Buonarroti, Gustave Moreau Pietro Annigoni e Odd Nerdrum) fluttuano nell’opera di Agostino Arrivabene, interprete di nuovi significati e nuove forme, capace di spingere oltre la visione sull’abisso, grazie a un serio lavoro di approfondimento culturale e a una capacità tecnica di straordinaria qualità.

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