18-09-2018 ore 12:19 | Cultura - Incontri
di Tiziano Guerini

Crema. Mauro Beltrami al Caffè filosofico. Il tema della serata è stato Pavel Florenskij

Avvicinarsi al pensiero russo non è facile: dalla letteratura, alla filosofia, alla religiosità, si apre tutto un mondo che appartiene all'Occidente in modo del tutto peculiare. Se anche in Russia la filosofia si rifà al pensiero greco lo fa scoprendone più l'aspetto di esercizio logico, di allenamento mentale piuttosto che una volontà speculativo-teoretica come è stato per il mondo latino; il forte sentimento religioso è vissuto nel segno della concezione cristiano- ortodossa in cui la dimensione sensibile, corporea, ha un peso determinante.

 

La ‘filosofia praticata’ di Pavel Florenskij

Tutto questo è presente nella "filosofia praticata" di Pavel Florenskij (1882-1937) matematico, scienziato, filosofo e prete, morto fucilato mentre era detenuto in un Gulag staliniano con l'accusa di propaganda antirivoluzionaria. Come per Tolstoj o Dostojeski, Florenskij concepisce un Dio da vivere piuttosto che da interpretare, nella convinzione che sia vana la pretesa di dare a Dio un nome.

 

Cogliere la bellezza

È piuttosto necessario avere coscienza di Dio come "simbolo" della "partecipazione" con cui si vive la realtà cogliendone la bellezza (l'esercizio estetico) e l'energia attiva ( essere, pensare, fare) che si manifesta nella natura. Il divino così diventa conoscibile e partecipabile superando il limite puramente soggettivistico dell'arte e quello positivista della osservazione neutrale ed oggettiva.

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