17-04-2022 ore 08:32 | Cultura - Tradizioni
di don Emilio Lingiardi

Amore e speranza vincono ogni sofferenza: e anche quest'anno il mandorlo è fiorito

La pasqua è stata sempre collegata a situazioni di sofferenza e di dolore. Quando, nel 1200 avanti Cristo, Dio propose a Mosè la celebrazione pasquale, il popolo di Israele era schiavo da tempo in Egitto e la pasqua è stata la liberazione dalla schiavitù nel cammino verso la terra promessa. Il venerdì è il giorno del digiuno dei primogeniti, preparazione alla pasqua di azzimi (pane non lievitato) che per otto giorni accompagnerà le feste ebraiche. Al tempo di Gesù (due mila anni fa), era su Gerusalemme molto pesante l’oppressione dei romani, tanto che Giuda, con i suoi amici, pensava una sedizione, con l’appoggio di Gesù, verso Roma.

 

Il dono dell’amore

Il suo sogno è stato invece tradito dallo stesso maestro, che ha visto la pasqua non come rivolta politica militare ma come il dono della vita nell’amore. Anche quest’anno la celebrazione della pasqua è segnata dal sangue e dalle lacrime, per le troppe guerre in corso, per la distruzione di tante famiglie, per la disperazione di tante persone innocenti. Anche nel periodo difficile e sanguinoso che stiamo vivendo la pasqua ci richiama sempre il suo messaggio, di umanizzazione e di fraternità. Anzitutto la libertà, dono delle piaghe del crocefisso: libertà dal male, dalla violenza, dall’odio e dall’indifferenza.

 

Pace e libertà

Tutti parlano di libertà, ma mi ha sempre colpito un’espressione del romanzo Il grande inquisitore, di Dostoevskij, che così afferma: “di nulla l’uomo ha così paura come di essere libero”. L’uomo che pretende la libertà, ha poi paura di impegnarsi per la libertà, che domanda responsabilità, impegno, sacrificio e rinuncia, per rendere evidenti gli ideali di pace nascosti nella libertà. La responsabilità di ciascuno di noi nella storia che stiamo vivendo ci porta ad essere attenti e vigilanti perché i valori nei quali crediamo, democrazia, pace, giustizia, non siano parole vuote, ma le linee di un’autentica società, costruita sul nostro impegno personale.

 

Il mandorlo in fiore

Le piaghe del crocefisso ci parlano poi di fraternità, perché l’uomo dei dolori col dono della sua vita ha unito tutti gli uomini, ne ha fatto un’unica famiglia, perché tutti fratelli nelle ferite e nelle piaghe di chi ha manifestato il suo amore nella gratuità piena e completa. A Gerusalemme è fiorito ancora il mandorlo (è stata la mia discussione per la libera docenza: ho visto il mandorlo in fiore). Il mandorlo è il primo fiore che splende al sole dopo il rigore dell’inverno e testimonia la forza della natura, che vince ogni avversione alla vita, ma parla anche dell’amore generoso dell’uomo, che può rinnovare la sua storia di iniquità in storia di amore, di pace e di speranza, per noi adulti e soprattutto per i nostri figli e le giovani generazioni, che sognano un avvenire diverso e che noi dobbiamo loro lasciare, con impegno e serietà.

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