17-02-2020 ore 10:35 | Cultura - Arte
di Giorgia Cubeddu e Chiara Grossi

Alice. One One, We are standing on death, il butoh con Elisa Tagliati e Denis Guerini

La rassegna Intrecci+ è tornata a Castelleone. Stavolta (sabato 15 febbraio) con una destabilizzante performance di stampo orientale: a calcare la scena di Alice nella città è Elisa Tagliati col suo One One, We are standing on death, che porta le forme tradizionali e rituali della danza Butoh, espressione artistica nata in Giappone negli anni 50 come risposta culturale e catartica alla distruzione della bomba atomica. A valorizzare la personalissima esibizione partecipano l’accompagnamento fedele e cadenzato della batteria di Denis Guerini e una scenografia quasi completamente spoglia: sul palco solo cocci di maschere di gesso rappresentanti il viso (e spirito) stesso dell’artista, nonché parti integranti della danza, in un dialogo metaforico e fisico costante tra movimenti del corpo e musica.

 

La ricerca d’identità

La danzatrice è in scena, a terra, e i suoi muscoli sono immobili e tesi; i suoi primi, sottili movimenti raccontano della nascita di un corpo che sembra incontrare se stesso per la prima volta senza riconoscersi. Le espressioni facciali sono contratte, ai limiti del grottesco e della provocazione fino ad apparire quasi incredule della loro stessa esistenza. Prosegue ansimando la ricerca di un’identità tra maschere esterne e inanimate e si fa spasmodica su ritmi sempre più incalzanti, verso un climax che scoppia nella disperazione e nell’angoscia dello smarrimento. Solo dopo la distruzione fisica di quelle maschere metaforiche si intravede un bianco barlume di accettazione, lievemente illuminato tra la polvere e le macerie.

 

Ricerca e manifestazione

La performance è giocata tra silenzi e crescendo di percussioni, gesti quasi impercettibili e scatti nervosi, espressioni crude, stranianti, mormorii confusi e deliranti, davanti ad un pubblico ammutolito e stregato da tale incredibile espressività fisica, incapace di distogliere lo sguardo. Un’intensità fuori dal tempo e dall’ordinario che ha avuto l’incredibile e ambivalente capacità di assorbire lo spettatore in un vortice di emozioni tra loro in conflitto e lasciarlo, infine, completamente inerme e spogliato da ogni straccio di superficialità. La sala di Alice è stata così trasportata e immersa in un percorso di ricerca e manifestazione – fisica ed emotiva - del sé; ed è proprio così che Elisa Tagliati definisce quest'arte, capace di portarla “in un altro stato psicologico, spirituale e fisico”, uno scambio di frammenti di interiorità tra l’artista e il pubblico. Ed è proprio tra il pubblico che finisce l’esibizione, quasi una concretizzazione di questo baratto di emozioni. Lo spettacolo si conclude tra applausi vigorosi. Elisa Tagliati, provata ma timidamente soddisfatta, invita a cogliere i rimasugli di gesso che sono “parti di sé”. Il pubblico di Alice se ne va così, arricchito tangibilmente da un’esibizione da brividi. Questa recensione è frutto del lavoro dei partecipanti al laboratorio Intrecci+, finanziato da Fondazione Cariplo

2269