16-10-2023 ore 20:21 | Cultura - Manifestazioni
di Annamaria Carioni

Lunga vita ai sognatori: l'incontenibile Dario Vergassola chiude I Mondi di Carta

Ipocondriaco, logorroico, un Calimero dei nostri tempi, con l'insonnia e l'ansia da prestazione combattute a suon di Lexotan: Dario Vergassola è l'antieroe dei nostri giorni, tutto “pippe, aspirina e liscio”, anziché sesso, droga e rock 'n roll, che finisce per diventare suo malgrado o per fortuna un condottiero senza macchia e senza paura, proprio perché in lui e nelle sue sfighe quotidiane ci identifichiamo tutti. Soprattutto ci conquista quel suo non piangersi addosso e, al contrario, saper trovare nell'ironia e nell'autoironia la strada per non arrendersi ad una vita, che non è sempre come la vorresti, come te l'aspetti.

 

Manovale gentiluomo
Spezzino fino al midollo, nonostante i molti viaggi dovuti alla sua attività di comico, cabarettista, attore, scrittore sempre un po' sull'orlo di una crisi di nervi, ma gestita con leggerezza e bonaria strafottenza, nella serata conclusiva del festival I Mondi di Carta, Vergassola regala al numeroso pubblico, presente in Sala Pietro da Cemmo, aneddoti di vita vera o immaginaria, poco importa, che delineano i tratti di un bravo ragazzo di provincia: operaio nei cantieri dell'Arsenale, nel 1992 partecipa a Sanscemo, lo vince e inizia la sua inaspettata avventura di ospite al Maurizio Costanzo Show. “Ogni sera due passerelle di fila al Parioli. Tornavo a casa, chiedevo a mia moglie com'era andata e lei rispondeva che si era addormentata”. Ma è il comico intimista, che ci sorprende: “Con il Covid ho riscoperto mio papà, che ha vissuto un anno in casa con me. Un giorno mi ha chiesto di portarlo a vedere il mare. Siamo saliti a seicento metri di altezza e mi ha raccontato che era lì che a sette anni sua mamma lo mandava di notte a fare la legna. Io gli ho chiesto perché di notte e lui mi ha rivelato che di giorno lavorava. Mi si è aperto un mondo”.

 

Il bar e il cinismo di provincia
“Ero così comunista che quand'ero bambino cercavo di mangiarmi da solo” e ancora “Ho fatto talmente tanto sesso da solo che la prima volta che sono stato con una donna mi è sembrata un'orgia”: Vergassola spara battute a raffica, non hai ancora smesso di ridere per la precedente che lui rilancia e non ti dà tregua: “Io sto alle donne come il diabete sta alle meringate”. Ci sono poi i racconti da bar, un luogo dove era bandito il politicamente corretto e si poteva dire di tutto, intorno al tavolo da biliardo, con il vecchio Polifemo, un uomo ormai anziano dall'occhio di vetro che, quando i ragazzi chiedevano “Ci dai un occhio al boccino?”, se lo sfilava e lo lanciava sul tappeto verde. Si passa da una storia all'altra senza soluzione di continuità con il comico che redarguisce Antonio Bozzo, il suo intervistatore, dicendo: “ Lo so che il mio libro non l'hai letto, non sparar cazzate”. Un cane in sala abbaia ed il cabarettista pronto dichiara:” Così non potranno dire che a Crema non c'era neanche un cane”.

 

Storie vere di un mondo immaginario
Questo è il titolo dell'ultimo libro, edito da Baldini e Castoldi, che raccoglie cinque racconti delle Cinque Terre. Gran parte della serata è dedicata alla narrazione sintetica, ma non troppo, di queste storie: il girino bianco, unico fra tutti gli altri neri, che si innamora della figlia di un bracconiere di rane e che, con la sua astuzia, riuscirà a salvare gli abitanti dello stagno; il polpo, innamorato di una bella turista, che finisce cucinato in pentola “ed ecco la spiegazione del perché diciamo di uno che è preso dall'amore che è innamorato cotto”; le sirene di Corniglia e le dicerie di paese, che attribuivano al brodo di sirena il potere di “far crescere le tette e far sparire i brufoli alle figlie adolescenti. Ancora oggi tutti pensano che a cantare di notte in riva al mare siano le turiste ubriache e invece sono le sirene”; il totano, innamorato di un limone, che crede sia il sole con la conclusione che chi si siede in uno dei romantici ristorantini delle Cinque Terre non sa che gustando il suo fritto misto, spruzzato con le gocce dell'aspro agrume, sta commemorando una delle più belle storie d'amore.


Dario l'affabulatore 
In queste cinque storie di delicata ironia, di struggente tenerezza, comiche e malinconiche al tempo stesso, pungenti di satira sociale, disincantate e lucide, lo scrittore ci presenta la sua cosmogonia: le Cinque Terre, che conoscevamo come una costa perfetta per i turisti e popolata da pescatori, si trasformano nelle terre magiche e misteriose che solo un novello Ulisse potrebbe visitare. “Se avete creduto a quel tizio che vi ha raccontato del cavallo con la pancia piena di soldati, perché non potete credere a me?”. Ascoltando le sue elucubrazioni mentali e la magia che evocano o inventano di sana pianta, cresce il desiderio di andarci davvero a Riomaggiore, a Manarola, a Corniglia, a Vernazza e a Monterosso, le cinque perle della Liguria, protagoniste di un racconto ciascuna. La serata volge al termine, ma ecco il colpo di scena: Vergassola si alza e rivolge una domanda a sorpresa al pubblico: “Secondo voi ho sparato solo balle? - tutti ridono di gusto – E invece no, era tutto vero!” e c'è da credergli; spesso la vita vera è decisamente più assurda ed incredibile delle più romanzate fiction.