16-06-2021 ore 19:34 | Cultura - Manifestazioni
di Gloria Giavaldi

Gianfranco Lauretano, 'la poesia è parola accesa per rinascere con la forza dell'amore'

“La poesia è parola accesa, che brucia continuamente”. È ciò che lo aiuta a raccontarsi, “a porre domande e proseguire la ricerca costante della verità”. Gianfranco Lauretano stringe il suo ultimo libro tra le mani, al termine della presentazione, condotta da Gaia Boni, all'Arci di San Bernardino nell'ambito della rassegna Di venere e di marte. La copertina è bianca, essenziale. Il titolo, Rinascere da vecchi spicca in copertina. Rosso, come l'amore. La passione abbraccia la semplicità. Gli inizi. “Bisogna ricominciare sempre”. La vita lo fa spesso. Ad ogni età. “Bisogna ripartire da quella forza che ci tiene vivi: quella dell'amore. Bisogna alimentarla, continuare a chiederla, scovarla in ogni dove e restare dove vive. Bisogna avere il coraggio di andare dietro a ciò che ci accende”. Il segreto, “forse” è rinascere sempre guardando il cuore.

 

Il valore delle parole

E ascoltando le parole. “Oggi siamo pressapochisti, non ci diamo il tempo. Ci fidiamo troppo di chi ci presta le parole e di chi vuole insegnarci come si dice: siamo degli irresponsabili. Non sappiamo valorizzare ciò che ci unisce”. Resta ferma davanti agli occhi una realtà da descrivere con passione. “Per me non è importante l'uso comune delle parole, è fondamentale, piuttosto, che ciascuno da esse si senta rappresentato. Così, ritengo più giusto chiedere ad una donna se preferisce essere chiamata avvocato o avvocata, ministro o ministra, sindaco o sindaca, poeta o poetessa”. Le parole sono nostre. E di nessun altro. Possiamo scegliere. “Dobbiamo scegliere con consapevolezza, ossia sapendo quali conseguenze le nostre scelte produrranno nelle vite degli altri”.

 

Diversità, bellezza e verità

In tutte le vite degli altri. Ché la poesia non lascia indietro nessuno. “In Passeggiata bolognese osservo la città degradata, piena di occhi che corrono senza una meta. Fissi. Persi. Mai spenti”. Lì è inferno. “Anche all'inferno c'è bellezza, ce lo ha insegnato Dante”. La bellezza continua a succedere. In ogni attimo, in ogni luogo. “La bellezza è verità. Speriamo che la nostra facoltà di cercare il bello, e quindi il vero, non si spenga mai”. La meraviglia si infila nelle inflessioni dialettali, negli angoli dei vicoli, nelle specialità di una gastronomia di paese. “Nella diversità”. In quella cosa che combatte l'omologazione con il desiderio di vivere luoghi particolari. Diversi, ma vicini, “abitati da sguardi, storie, abitudini differenti e belle”. Anche il dialetto “è bello”. È ricchezza da salvare. “Qualsiasi persona – ha detto a Gaia – è fatta della ricchezza della sua terra. Perdere il dialetto significa smarrire uno spaccato di vita”. Di suoni e meraviglia, silenzio e storia. “Quando ero più giovane, il dialetto era considerato il parlare degli incolti”. In realtà è un inizio. Come la poesia. Come il coraggio sempre nuovo di rinascere ogni giorno. “In certe zone d'Italia i bambini oggi parlano solo dialetto” spiega Gaia. “In altre – le risponde Gianfranco – tutto sembra essersi appiattito”.

 

La poesia è amore

Traduttore dal russo, Lauretano nelle sue opere parla di viaggi, differenze, tempo andato e novità. “Oggi la poesia è poesia, non ha genere”. Piuttosto ha tante sfumature differenti: quelle delle persone che la praticano. Non ha senso, ad esempio, parlare di poesia femminile. La poesia è poesia. E basta. La poesia è amore. I gesti pieni di amore sono poesia”. L'amore è ciò che ci lega. Vive anche nei versi e nella breve intensità dei PoemAstri, il gruppo di poeti cremaschi, composto da Gabriel Garcia Pavesi, Giuseppe Donarini, Gianluca Bissolati, Vera Recanati e Gaia Boni, che ha animato la serata. Pensieri di giovane età, da ogni epoca, per dire che la passione si tramanda, resiste. E le parole restano. Raccontano chi siamo. Lo faranno sempre.

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