15-12-2019 ore 14:35 | Cultura - Libri
di Tiziano Guerini

Per andare ‘Oltre’: intervista a Piero Carelli, autore del nuovo volume del Caffè filosofico

Oltre è il titolo del nuovo libro di Piero Carelli, ultimo di una trilogia comprendente Chiunque tu sia (2014) e Un ponte contro la paura (2016). Oltre che cosa? “Oltre l'apparente loquacità dei numeri, oltre la finta banalità del commento, oltre l'ovvietà delle conseguenze immediate”: così scrive Patrizia De Capua nell’introduzione. L'abbiamo chiesto direttamente all'autore: “La filosofia certo non salverà il mondo, ma forse, se la interroghiamo con intelligenza, è in grado di fornirci gli attrezzi utili per comprenderlo o, quanto meno, per fare un po’ di ordine nel flusso di informazioni da cui siamo inondati”.

 

Tre intense passioni

Carelli è stato per una vita insegnante di filosofia, anche se i suoi interessi si sono sempre estesi a tutta la complessità del vivere, dalla problematica religiosa alla dimensione economico-sociale. Il risultato è, ora, questo volume di 350 pagine che è un po’ la summa della complessità delle sue passioni e riflessioni. “È vero, ho vissuto intensamente tre passioni: la passione metafisico-religiosa, alla ricerca del ‘perché che pone fine a tutti i perché’, una passione che si è tradotta nella preghiera di un cercatore di Dio (Chiunque tu sia); la passione politica che ho maturato alla scuola di don Milani e del Concilio Vaticano II, molto prima di incontrare nel mio cammino Marx, passione che ha trovato espressione in Un ponte contro la paura; infine, la passione per l’economia, accesa quando a Scienze politiche mi sono imbattuto in esami di economia politica e sociologia economica”.

 

Le inquietudini del tempo presente

A fronte di questi interessi, qual è il tema dominante del libro? “Il focus, per essere precisi, non è l’economia (pur essendo, questa, una componente considerevole), ma è rappresentato dalle inquietudini del nostro tempo, un tempo caratterizzato dalle passioni tristi (paura, rabbia, rancore, perfino odio): se parlo della globalizzazione e della rivoluzione digitale, lo faccio non tanto per evidenziarne le straordinarie opportunità che hanno aperto, ma per gli effetti devastanti che hanno generato; così se affronto il tema dei flussi migratori, è per analizzare le tensioni che hanno provocato”.

 

Migrazioni, virtù e tecnologia

Sono tanti i motivi di apprensione presenti nel tuo scritto. “Tanti: un’Europa lacerata e paralizzata, addirittura a rischio di implosione non solo per ragioni strettamente economiche ma anche a causa di quella madre di tutte le tensioni che è rappresentata dai flussi migratori e dalle reazioni che questi hanno provocato; un debito pubblico italiano che ci sta strangolando da decenni e per il quale abbiamo pagato negli anni una cifra astronomica e ciò attraverso finanziarie lacrime e sangue in nome di una ‘virtuosità’ che produce solo effetti depressivi; il rischio di scivolare, senza che ce ne accorgiamo, in un’era non più contrassegnata dall’homo sapiens, ma dominata dall’homo technologicus”.

 

Tanti anche i motivi di speranza

"Certo: centinaia di milioni di persone, grazie alla globalizzazione, si sono emancipate dalla fame e dalla miseria; le nuove tecnologie distruggono posti di lavoro, ma ne creano altri più qualificati e stanno realizzando le condizioni di una progressiva riduzione del tempo di lavoro a favore del tempo libero; Cina e India, due regimi molto diversi, stanno dimostrando che ‘governare’ la globalizzazione da parte della politica si può. L’arte della politica richiede disciplina, rigore, capacità di confrontarsi con altri punti di vista alla ricerca di un punto di mediazione, il coraggio di mettere in discussione se stessi, di giungere a una sorta di ‘conversione’ esplorando le nostre soggettive e collettive responsabilità. Le emozioni, le passioni sono importanti nella vita dei singoli e delle comunità: se le si trascura, si rischia di perdere il contatto con la gente reale”.

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