A chi le chiede “Come fai a restare giovane? Vai in palestra?” lei risponde. “Vado in scena”. Lella Costa, classe 1951, piemontese d'origine, ma trapiantata a Milano è la quintessenza della giovinezza: freschezza, verve, passione, entusiasmo le danno ragione sul fatto che il teatro mantenga eternamente giovani, forse perché dà la possibilità di vivere mille vite e più in una sola. Attrice, cabarettista, drammaturga, scrittrice, doppiatrice, è davvero difficile contenere in un identikit sintetico l'essenza di una donna originale, versatile, appassionata, che si è cimentata con successo nei progetti e nelle imprese più disparate, nella vita come nel lavoro: dal teatro alle trasmissioni televisive, dall'impegno sociale e civile alla recente nomina dal 2021 di direttrice artistica del teatro Carcano di Milano insieme a Serena Sinigaglia, dove la settimana prossima sarà protagonista dello spettacolo “Giovanna d'Arco: la fanciulla, la pulzella, l'allodola”. E' una carriera costellata di importanti riconoscimenti e collaborazioni: dagli inizi all'Accademia d'arte drammatica, allieva di Ernesto Calindri, l'uomo del Cynar “contro il logorio della vita moderna”, da lei ricordato con affetto ed ammirazione, ad oggi, sempre in movimento, nella continua ricerca di nuove sfide.
L'abbraccio del pubblico
Per lei la sala Pietro da Cemmo è gremita all'inverosimile: sono presenti in prevalenza donne, che la considerano quasi un'eroina per le sue battaglie contro ogni forma di violenza e di prevaricazione, ma anche molti uomini. “Il maschile e il femminile non riguardano l'uomo o la donna: sono modi di vedere la vita, che possono appartenere ad entrambi i sessi” mi dice, mentre camminiamo nei chiostri del S. Agostino in compagnia della giornalista e scrittrice cremasca Roberta Schira, con cui qualche minuto dopo inizia a dialogare, raccontandosi a tutto tondo con empatica schiettezza. “Ognuno di noi dovrebbe essere messo nella condizione di poter scoprire e mettere a frutto i propri talenti” con queste parole l'attrice parte all'attacco con un'energia coinvolgente. E' seduta accanto alla sua intervistatrice, ma decide di alzarsi “per rispetto verso il suo pubblico” e così, in piedi davanti ad un uditorio che la segue attento e sorridente, apre, stimola e padroneggia un confronto lungo più di un'ora.
Se volete fermarmi, dovete abbattermi
L'eloquio di Lella Costa è dinamico, sagace e pertinente, di qualsiasi argomento si parli: le sue parole sgorgano come un fiume in piena ed è assolutamente piacevole lasciarsi travolgere. Scopriamo aspetti personali, quando si tocca lo sport: “Sono interista, ma non praticante. Lo sono per affetto, ma non amo il delirio collettivo, che circonda il calcio”, quando si affronta l'attualità della comunicazione: “Non amo i social, ma non criticherei mai chi li usa. Ti dò l'amicizia? Eh, no, calma, l'amicizia è una cosa seria” e quando si parla di gravidanza e maternità, con lei che ha partorito tre figlie, riuscendo a conciliare il suo ruolo di madre con quello di artista: “L'istinto materno non è dovuto. Una donna si realizza anche senza figli”.
Lo stato di salute del teatro
“Stasera volete andare a cena, vero?” L'attrice scherza con il pubblico, lasciando sottintendere quanto la questione della sopravvivenza e rinascita del teatro sia un argomento complesso, soprattutto dopo gli anni di isolamento, dovuti alla pandemia: “Adesso il traino lo fanno le città di provincia, dove le stagioni sono programmate con estrema cura. Dopo gli anni spaventosi del Covid, il pubblico è tornato. Manca però un progetto di sostegno al teatro da parte dello Stato ed una riflessione più generale sul significato dell'aggettivo pubblico”. Lella Costa è instancabile: spazia, si perde per un attimo, fa autoironia, accenna qualche espressione in dialetto milanese, racconta di un progetto con Lucia Annunziata, di teatro partecipato con uno spettacolo realizzato insieme a 160 cittadini milanesi di ogni età, che sarà ripreso e si muoverà nei luoghi della ricchezza della metropoli lombarda. L'ultimo lavoro è l'audiolibro della favola di Pinocchio, con le musiche del trombettista e compositore Paolo Fresu, nel 140esimo anniversario della prima pubblicazione dell'opera di Carlo Collodi: “E' il secondo testo più tradotto al mondo dopo la Bibbia. E' un'opera moderna, che suscita riflessioni d'attualità, per esempio sulla realtà percepita. Ricordate Pinocchio, convinto che gli assassini siano un'invenzione dei babbi per spaventare i ragazzini e convincerli a non uscire la sera?”.
La questione femminile ed il femminicidio
A proposito della poca considerazione che sembrano ricevere ancora le donne, l'ospite non ha dubbi: “Ho l'impressione che occuparsi delle questioni femminili, considerandole cose da donne, confonda le idee; tutto quello che le donne fanno riguarda il mondo. Lo sgarbo non è alle donne, è al mondo intero”. E poi continua affermando che verso la metà dell'Ottocento si diceva che dietro ogni grande uomo ci fosse una donna che soffriva: “Oggi l'aforisma potrebbe recitare che dietro ogni grande uomo c'è una donna stupefatta, che ancora non ci si capaciti che le donne non stanno dietro a nessuno”. La passione di Lella Costa traspare da ogni parola pronunciata con ironia e determinazione: “Le prime due donne laureate al mondo sono state due italiane nel Seicento, una in filosofia e l'altra in fisica sperimentale. Emettiamo almeno due francobolli in loro onore”. Dalle donne sottovalutate alle donne prevaricate, ferite, nel corpo e nell'anima, ed uccise il discorso si sposta sul femminicidio, “una brutta parola che spiega un delitto specifico del maschile sul femminile. E' una patologia della relazione. Il primo ostacolo da superare è il senso di colpa delle vittime” e nel ricordare l'incontro con la sorella di una di loro, in occasione del suo spettacolo “Ferite a morte” si commuove.
I sogni son desideri
Sollecitata da Roberta Schira sul tema del festival, Lella Costa offre una lettura personale ed originale della favola di Cenerentola, sostenendo che il suo sogno non si avvera nelle nozze con il principe, ma nel meraviglioso abito che, dopo mille errori, la sua madrina, la fata Smemorina, riesce a confezionare con la magia. “Il magnifico vestito è il centro del desiderio che si avvera, perché rappresenta la possibilità di realizzarsi, di ottenere una vita migliore, soddisfacente e di farlo per se stessa”. A Roberta Schira che le chiede, in conclusione, quale sia un suo sogno ancora da realizzare, l'attrice risponde di sentirsi una privilegiata e che le sembrerebbe un'offesa avere ancora desideri da rincorrere in una vita che le ha già regalato tanto. La serata si chiude tra gli applausi scroscianti del pubblico e i selfie, a cui Lella Costa si concede di buon grado.